E Gesù, essendo entrato in Gerico, attraversava la città.
Ed ecco, un uomo, chiamato per nome Zaccheo, il quale era capo dei pubblicani ed era ricco,
cercava di veder chi era Gesù, ma non poteva a motivo della folla, perché era piccolo di statura.
Allora corse innanzi, e montò sopra un sicomoro, per vederlo, perché egli doveva passare per quella via.
E come Gesù fu giunto in quel luogo, alzati gli occhi, gli disse: Zaccheo, scendi presto, perché oggi debbo albergare in casa tua.
Ed egli s'affrettò a scendere e l'accolse con allegrezza.
E veduto ciò, tutti mormoravano, dicendo: È andato ad albergare da un peccatore!
Ma Zaccheo, presentatosi al Signore, gli disse: Ecco, Signore, la metà dei miei beni la do ai poveri; e se ho frodato qualcuno di qualcosa gli rendo il quadruplo.
E Gesù gli disse: Oggi la salvezza è entrata in questa casa, poiché anche questo è figlio d'Abramo:
poiché il Figlio dell'uomo è venuto per cercare e salvare ciò che era perito.
Come essi ascoltavano queste cose, Gesù aggiunse una parabola, perché era vicino a Gerusalemme ed essi pensavano che il regno di Dio stesse per esser manifestato immediatamente.
Disse dunque: Un uomo nobile se n'andò in un paese lontano per ricevere l'investitura d'un regno e poi tornare.
E chiamati a sé dieci suoi servitori, diede loro dieci mine, e disse loro: Fatele fruttare fino al mio ritorno.
Ma i suoi concittadini l'odiavano, e gli mandarono dietro un'ambasciata per dire: Non vogliamo che costui regni su noi.
Ed avvenne, quando egli fu tornato, dopo aver ricevuto l'investitura del regno, ch'egli fece venire quei servitori ai quali aveva dato il danaro, per sapere quanto ognuno avesse guadagnato, trafficando.
Si presentò il primo e disse: Signore, la tua mina ne ha fruttate altre dieci.
Ed egli gli disse: Va bene, buon servitore; poiché sei stato fedele in cosa minima, abbi potestà su dieci città.
Poi venne il secondo, dicendo: La tua mina, signore, ha fruttato cinque mine.
Ed egli disse anche a questo: E tu sii sopra cinque città.
Poi ne venne un altro che disse: Signore, ecco la tua mina che ho tenuta riposta in un fazzoletto,
perché ho avuto paura di te che sei uomo duro; tu prendi quel che non hai messo, e mieti quel che non hai seminato.
E il padrone a lui: Dalle tue parole ti giudicherò, servo malvagio! Tu sapevi ch'io sono un uomo duro, che prendo quel che non ho messo e mieto quel che non ho seminato;
e perché non hai messo il mio danaro alla banca, ed io, al mio ritorno, l'avrei riscosso con l'interesse?
Poi disse a coloro che erano presenti: Toglietegli la mina, e datela a colui che ha le dieci mine:
Essi gli dissero: Signore, egli ha dieci mine.
Io vi dico che a chiunque ha sarà dato; ma a chi non ha sarà tolto anche quello che ha. Quanto poi a quei miei nemici che non volevano che io regnassi su loro, menateli qua e scannateli in mia presenza.
E dette queste cose, Gesù andava innanzi, salendo a Gerusalemme.
lunedì 30 settembre 2013
XLIV - Parabola dei lavoratori delle diverse ore
Poiché il regno dei cieli è simile a un padron di casa, il quale, sul far del giorno, uscì a prender a giornata dei lavoratori per la sua vigna.
E avendo convenuto coi lavoratori per un denaro al giorno, li mandò nella sua vigna.
Ed uscito verso l'ora terza, ne vide degli altri che se ne stavano sulla piazza disoccupati,
e disse loro: Andate anche voi nella vigna, e vi darò quel che sarà giusto. Ed essi andarono.
Poi, uscito ancora verso la sesta e la nona ora, fece lo stesso.
Ed uscito verso l'undicesima, ne trovò degli altri in piazza e disse loro: Perché ve ne state qui tutto il giorno inoperosi?
Essi gli dissero: Perché nessuno ci ha presi a giornata. Egli disse loro: Andate anche voi nella vigna.
Poi, fattosi sera, il padron della vigna disse al suo fattore: Chiama i lavoratori e paga loro la mercede, cominciando dagli ultimi fino ai primi.
Allora, venuti quei dell'undicesima ora, ricevettero un denaro per uno.
E venuti i primi, pensavano di ricever di più; ma ricevettero anch'essi un denaro per uno.
E ricevutolo, mormoravano contro al padron di casa, dicendo:
Questi ultimi non han fatto che un'ora e tu li hai fatti pari a noi che abbiamo portato il peso della giornata e il caldo.
Ma egli, rispondendo a un di loro, disse: Amico, io non ti faccio alcun torto; non convenisti con me per un denaro?
Prendi il tuo, e vattene; ma io voglio dare a quest'ultimo quanto a te.
Non m'è lecito far del mio ciò che voglio? o vedi tu di mal occhio ch'io sia buono?
Così gli ultimi saranno primi, e i primi ultimi.
E avendo convenuto coi lavoratori per un denaro al giorno, li mandò nella sua vigna.
Ed uscito verso l'ora terza, ne vide degli altri che se ne stavano sulla piazza disoccupati,
e disse loro: Andate anche voi nella vigna, e vi darò quel che sarà giusto. Ed essi andarono.
Poi, uscito ancora verso la sesta e la nona ora, fece lo stesso.
Ed uscito verso l'undicesima, ne trovò degli altri in piazza e disse loro: Perché ve ne state qui tutto il giorno inoperosi?
Essi gli dissero: Perché nessuno ci ha presi a giornata. Egli disse loro: Andate anche voi nella vigna.
Poi, fattosi sera, il padron della vigna disse al suo fattore: Chiama i lavoratori e paga loro la mercede, cominciando dagli ultimi fino ai primi.
Allora, venuti quei dell'undicesima ora, ricevettero un denaro per uno.
E venuti i primi, pensavano di ricever di più; ma ricevettero anch'essi un denaro per uno.
E ricevutolo, mormoravano contro al padron di casa, dicendo:
Questi ultimi non han fatto che un'ora e tu li hai fatti pari a noi che abbiamo portato il peso della giornata e il caldo.
Ma egli, rispondendo a un di loro, disse: Amico, io non ti faccio alcun torto; non convenisti con me per un denaro?
Prendi il tuo, e vattene; ma io voglio dare a quest'ultimo quanto a te.
Non m'è lecito far del mio ciò che voglio? o vedi tu di mal occhio ch'io sia buono?
Così gli ultimi saranno primi, e i primi ultimi.
XLIII - Precetti
Ella aveva una sorella chiamata Maria la quale, postasi a sedere ai piedi di Gesù, ascoltava la sua parola.
Ma Marta era affaccendata intorno a molti servigi; e venne e disse: Signore, non t'importa che mia sorella m'abbia lasciata sola a servire? Dille dunque che m'aiuti.
Avvenne che quando Gesù ebbe finiti questi ragionamenti, si partì dalla Galilea e se ne andò sui confini della Giudea oltre il Giordano.
E molte persone lo seguirono, e qui guarì i loro malati.
E dei Farisei s'accostarono a lui tentandolo, e dicendo: È egli lecito di mandar via, per qualunque ragione, la propria moglie?
Ed egli, rispondendo, disse loro: Non avete voi letto che il Creatore da principio li creò maschio e femmina, e disse:
Perciò l'uomo lascerà il padre e la madre e s'unirà con la sua moglie e i due saranno una sola carne?
Quindi non son più due, ma una sola carne; quello dunque che Dio ha congiunto, l'uomo nol separi.
Essi gli dissero: Perché dunque comandò Mosè di darle un atto di divorzio e mandarla via?
Gesù disse loro: Fu per la durezza dei vostri cuori che Mosè vi permise di mandar via le vostre mogli; ma da principio non era così.
Ed io vi dico che chiunque manda via sua moglie, quando non sia per causa di fornicazione, e ne sposa un'altra, commette adulterio.
I discepoli gli dissero: Se tale è il caso dell'uomo rispetto alla donna, non conviene di prender moglie.
Ma egli rispose loro: Non tutti son capaci di praticare questa parola, ma quelli soltanto ai quali è dato.
Poiché vi son degli eunuchi, i quali son nati così dal seno della madre; vi son degli eunuchi, i quali sono stati fatti tali dagli uomini, e vi son degli eunuchi, i quali si son fatti eunuchi da sé a cagion del regno de' cieli. Chi è in grado di farlo lo faccia.
Allora gli furono presentati dei bambini perché imponesse loro le mani e pregasse; ma i discepoli sgridarono coloro che glieli presentavano.
Gesù però disse: Lasciate i piccoli fanciulli e non vietate loro di venire a me, perché di tali è il regno dei cieli.
E imposte loro le mani, si partì di là.
Ed ecco un tale, che gli s'accostò e gli disse: Maestro, che farò io di buono per aver la vita eterna?
E Gesù gli rispose: Perché m'interroghi tu intorno a ciò che è buono? Uno solo è il buono. Ma se vuoi entrar nella vita osserva i comandamenti.
Quali? gli chiese colui. E Gesù rispose: Questi: Non uccidere; non commettere adulterio; non rubare; non dir falsa testimonianza;
onora tuo padre e tua madre, e ama il tuo prossimo come te stesso.
E il giovane a lui: Tutte queste cose le ho osservate; che mi manca ancora?
Gesù gli disse: Se vuoi esser perfetto, va', vendi ciò che hai e dallo ai poveri, ed avrai un tesoro nei cieli: poi, vieni e seguimi.
Ma il giovane, udita questa parola, se ne andò contristato, perché possedeva grandi beni.
E Gesù disse ai suoi discepoli: Io vi dico in verità che un ricco difficilmente entrerà nel regno dei cieli.
E da capo vi dico: È più facile a un cammello passare per la cruna d'un ago, che ad un ricco entrare nel regno di Dio.
I suoi discepoli, udito questo, sbigottirono forte e dicevano: Chi dunque può esser salvato?
Gesù fissò lo sguardo su di loro e disse: Agli uomini questo è impossibile; ma a Dio ogni cosa è possibile.
Ma Marta era affaccendata intorno a molti servigi; e venne e disse: Signore, non t'importa che mia sorella m'abbia lasciata sola a servire? Dille dunque che m'aiuti.
Avvenne che quando Gesù ebbe finiti questi ragionamenti, si partì dalla Galilea e se ne andò sui confini della Giudea oltre il Giordano.
E molte persone lo seguirono, e qui guarì i loro malati.
E dei Farisei s'accostarono a lui tentandolo, e dicendo: È egli lecito di mandar via, per qualunque ragione, la propria moglie?
Ed egli, rispondendo, disse loro: Non avete voi letto che il Creatore da principio li creò maschio e femmina, e disse:
Perciò l'uomo lascerà il padre e la madre e s'unirà con la sua moglie e i due saranno una sola carne?
Quindi non son più due, ma una sola carne; quello dunque che Dio ha congiunto, l'uomo nol separi.
Essi gli dissero: Perché dunque comandò Mosè di darle un atto di divorzio e mandarla via?
Gesù disse loro: Fu per la durezza dei vostri cuori che Mosè vi permise di mandar via le vostre mogli; ma da principio non era così.
Ed io vi dico che chiunque manda via sua moglie, quando non sia per causa di fornicazione, e ne sposa un'altra, commette adulterio.
I discepoli gli dissero: Se tale è il caso dell'uomo rispetto alla donna, non conviene di prender moglie.
Ma egli rispose loro: Non tutti son capaci di praticare questa parola, ma quelli soltanto ai quali è dato.
Poiché vi son degli eunuchi, i quali son nati così dal seno della madre; vi son degli eunuchi, i quali sono stati fatti tali dagli uomini, e vi son degli eunuchi, i quali si son fatti eunuchi da sé a cagion del regno de' cieli. Chi è in grado di farlo lo faccia.
Allora gli furono presentati dei bambini perché imponesse loro le mani e pregasse; ma i discepoli sgridarono coloro che glieli presentavano.
Gesù però disse: Lasciate i piccoli fanciulli e non vietate loro di venire a me, perché di tali è il regno dei cieli.
E imposte loro le mani, si partì di là.
Ed ecco un tale, che gli s'accostò e gli disse: Maestro, che farò io di buono per aver la vita eterna?
E Gesù gli rispose: Perché m'interroghi tu intorno a ciò che è buono? Uno solo è il buono. Ma se vuoi entrar nella vita osserva i comandamenti.
Quali? gli chiese colui. E Gesù rispose: Questi: Non uccidere; non commettere adulterio; non rubare; non dir falsa testimonianza;
onora tuo padre e tua madre, e ama il tuo prossimo come te stesso.
E il giovane a lui: Tutte queste cose le ho osservate; che mi manca ancora?
Gesù gli disse: Se vuoi esser perfetto, va', vendi ciò che hai e dallo ai poveri, ed avrai un tesoro nei cieli: poi, vieni e seguimi.
Ma il giovane, udita questa parola, se ne andò contristato, perché possedeva grandi beni.
E Gesù disse ai suoi discepoli: Io vi dico in verità che un ricco difficilmente entrerà nel regno dei cieli.
E da capo vi dico: È più facile a un cammello passare per la cruna d'un ago, che ad un ricco entrare nel regno di Dio.
I suoi discepoli, udito questo, sbigottirono forte e dicevano: Chi dunque può esser salvato?
Gesù fissò lo sguardo su di loro e disse: Agli uomini questo è impossibile; ma a Dio ogni cosa è possibile.
XLII - Parabole della vedova e del giudici, del fariseo e del pubblicano
Propose loro ancora questa parabola per mostrare che doveano del continuo pregare e non stancarsi.
In una certa città v'era un giudice, che non temeva Dio né aveva rispetto per alcun uomo;
e in quella città vi era una vedova, la quale andava da lui dicendo: Fammi giustizia del mio avversario.
Ed egli per un tempo non volle farlo; ma poi disse fra sé: benché io non tema Dio e non abbia rispetto per alcun uomo,
pure, poiché questa vedova mi dà molestia, le farò giustizia, che talora, a forza di venire, non finisca col rompermi la testa.
E il Signore disse: Ascoltate quel che dice il giudice iniquo.
E Dio non farà egli giustizia ai suoi eletti che giorno e notte gridano a lui, e sarà egli tardo per loro?
Io vi dico che farà loro prontamente giustizia. Ma quando il Figlio dell'uomo verrà, troverà egli la fede sulla terra?
E disse ancora questa parabola per quelli che confidavano in se stessi di esser giusti e disprezzavano gli altri:
Due uomini salirono al tempio per pregare; l'uno Fariseo, e l'altro pubblicano.
Il Fariseo, stando in piedi, pregava così dentro di sé: O Dio, ti ringrazio che io non sono come gli altri uomini, rapaci, ingiusti, adulteri; né pure come quel pubblicano.
Io digiuno due volte la settimana; pago la decima su tutto quel che posseggo.
Ma il pubblicano, stando da lungi, non osava neppure alzar gli occhi al cielo; ma si batteva il petto, dicendo: O Dio, sii placato verso me peccatore!
Io vi dico che questi scese a casa sua giustificato, piuttosto che quell'altro; perché chiunque s'innalza sarà abbassato; ma chi si abbassa sarà innalzato
In una certa città v'era un giudice, che non temeva Dio né aveva rispetto per alcun uomo;
e in quella città vi era una vedova, la quale andava da lui dicendo: Fammi giustizia del mio avversario.
Ed egli per un tempo non volle farlo; ma poi disse fra sé: benché io non tema Dio e non abbia rispetto per alcun uomo,
pure, poiché questa vedova mi dà molestia, le farò giustizia, che talora, a forza di venire, non finisca col rompermi la testa.
E il Signore disse: Ascoltate quel che dice il giudice iniquo.
E Dio non farà egli giustizia ai suoi eletti che giorno e notte gridano a lui, e sarà egli tardo per loro?
Io vi dico che farà loro prontamente giustizia. Ma quando il Figlio dell'uomo verrà, troverà egli la fede sulla terra?
E disse ancora questa parabola per quelli che confidavano in se stessi di esser giusti e disprezzavano gli altri:
Due uomini salirono al tempio per pregare; l'uno Fariseo, e l'altro pubblicano.
Il Fariseo, stando in piedi, pregava così dentro di sé: O Dio, ti ringrazio che io non sono come gli altri uomini, rapaci, ingiusti, adulteri; né pure come quel pubblicano.
Io digiuno due volte la settimana; pago la decima su tutto quel che posseggo.
Ma il pubblicano, stando da lungi, non osava neppure alzar gli occhi al cielo; ma si batteva il petto, dicendo: O Dio, sii placato verso me peccatore!
Io vi dico che questi scese a casa sua giustificato, piuttosto che quell'altro; perché chiunque s'innalza sarà abbassato; ma chi si abbassa sarà innalzato
XLI - I precetti per essere sempre pronti
Disse poi ai suoi discepoli: È impossibile che non avvengano scandali: ma guai a colui per cui avvengono!
Meglio per lui sarebbe che una macina da mulino gli fosse messa al collo e fosse gettato nel mare, piuttosto che scandalizzare un solo di questi piccoli.
Badate a voi stessi! Se il tuo fratello pecca, riprendilo; e se si pente, perdonagli.
E se ha peccato contro te sette volte al giorno, e sette volte torna a te e ti dice: Mi pento, perdonagli.
Chi di voi, avendo un servo ad arare o pascere, quand'egli torna a casa dai campi, gli dirà: Vieni presto a metterti a tavola?
Non gli dirà invece: Preparami da cena, e cingiti a servirmi finché io abbia mangiato e bevuto, e poi mangerai e berrai tu?
Si ritiene egli forse obbligato al suo servo perché ha fatto le cose comandategli?
Così anche voi, quando avrete fatto tutto ciò che v'è comandato, dite: Noi siamo servi inutili; abbiamo fatto quel che eravamo in obbligo di fare.
Interrogato poi dai Farisei sul quando verrebbe il regno di Dio, rispose loro dicendo: Il regno di Dio non viene in maniera da attirar gli sguardi
E come avvenne ai giorni di Noè, così pure avverrà ai giorni del Figlio dell'uomo.
Si mangiava, si beveva, si prendeva moglie, s'andava a marito, fino al giorno che Noè entrò nell'arca, e venne il diluvio che li fece tutti perire.
Nello stesso modo che avvenne anche ai giorni di Lot; si mangiava, si beveva, si comprava, si vendeva, si piantava, si edificava;
ma nel giorno che Lot uscì di Sodoma piovve dal cielo fuoco e zolfo, che li fece tutti perire.
Lo stesso avverrà nel giorno che il Figlio dell'uomo sarà manifestato.
In quel giorno, chi sarà sulla terrazza ed avrà la sua roba in casa, non scenda a prenderla; e allo stesso modo, chi sarà nei campi non torni indietro.
Ricordatevi della moglie di Lot.
Chi cercherà di salvare la sua vita, la perderà; ma chi la perderà, la preserverà.
Io ve lo dico: In quella notte, due saranno in un letto; l'uno sarà preso, e l'altro lasciato.
Due donne macineranno assieme; l'una sarà presa, e l'altra lasciata.
Due uomini saranno nei campi; l'uno sarà preso e l'altro lasciato.
Meglio per lui sarebbe che una macina da mulino gli fosse messa al collo e fosse gettato nel mare, piuttosto che scandalizzare un solo di questi piccoli.
Badate a voi stessi! Se il tuo fratello pecca, riprendilo; e se si pente, perdonagli.
E se ha peccato contro te sette volte al giorno, e sette volte torna a te e ti dice: Mi pento, perdonagli.
Chi di voi, avendo un servo ad arare o pascere, quand'egli torna a casa dai campi, gli dirà: Vieni presto a metterti a tavola?
Non gli dirà invece: Preparami da cena, e cingiti a servirmi finché io abbia mangiato e bevuto, e poi mangerai e berrai tu?
Si ritiene egli forse obbligato al suo servo perché ha fatto le cose comandategli?
Così anche voi, quando avrete fatto tutto ciò che v'è comandato, dite: Noi siamo servi inutili; abbiamo fatto quel che eravamo in obbligo di fare.
Interrogato poi dai Farisei sul quando verrebbe il regno di Dio, rispose loro dicendo: Il regno di Dio non viene in maniera da attirar gli sguardi
E come avvenne ai giorni di Noè, così pure avverrà ai giorni del Figlio dell'uomo.
Si mangiava, si beveva, si prendeva moglie, s'andava a marito, fino al giorno che Noè entrò nell'arca, e venne il diluvio che li fece tutti perire.
Nello stesso modo che avvenne anche ai giorni di Lot; si mangiava, si beveva, si comprava, si vendeva, si piantava, si edificava;
ma nel giorno che Lot uscì di Sodoma piovve dal cielo fuoco e zolfo, che li fece tutti perire.
Lo stesso avverrà nel giorno che il Figlio dell'uomo sarà manifestato.
In quel giorno, chi sarà sulla terrazza ed avrà la sua roba in casa, non scenda a prenderla; e allo stesso modo, chi sarà nei campi non torni indietro.
Ricordatevi della moglie di Lot.
Chi cercherà di salvare la sua vita, la perderà; ma chi la perderà, la preserverà.
Io ve lo dico: In quella notte, due saranno in un letto; l'uno sarà preso, e l'altro lasciato.
Due donne macineranno assieme; l'una sarà presa, e l'altra lasciata.
Due uomini saranno nei campi; l'uno sarà preso e l'altro lasciato.
giovedì 4 luglio 2013
XL - Parabola di Lazzaro
Chiunque manda via la moglie e ne sposa un'altra, commette adulterio; e chiunque sposa una donna mandata via dal marito, commette adulterio.
V'era un uomo ricco, il quale vestiva porpora e bisso, ed ogni giorno godeva splendidamente;
e v'era un pover'uomo chiamato Lazzaro, che giaceva alla porta di lui, pieno d'ulcere,
e bramoso di sfamarsi con le briciole che cadevano dalla tavola del ricco; anzi perfino venivano i cani a leccargli le ulcere.
Avvenne che il povero morì e fu portato dagli angeli nel seno d'Abramo; morì anche il ricco, e fu seppellito.
E nell'Ades, stando nei tormenti, alzò gli occhi e vide da lontano Abramo, e Lazzaro nel suo seno;
ed esclamò: Padre Abramo, abbi pietà di me, e manda Lazzaro a intingere la punta del dito nell'acqua per rinfrescarmi la lingua, perché son tormentato in questa fiamma.
Ma Abramo disse: Figlio, ricordati che tu ricevesti i tuoi beni in vita tua, e che Lazzaro similmente ricevette i mali; ma ora qui egli è consolato, e tu sei tormentato.
E oltre a tutto questo, fra noi e voi c'è una gran voragine, perché quelli che vorrebbero venire da voi non possano, né che si venga da noi.
Ed egli disse: Ti prego, dunque, o padre, che tu lo mandi a casa di mio padre,
perché ho cinque fratelli, affinché attesti loro queste cose, affinché non abbiano anch'essi venire in questo luogo di tormento.
Abramo disse: Hanno Mosè e i profeti; ascoltino quelli.
Ed egli: No, padre Abramo; ma se uno dei morti va da loro, si ravvedranno.
Ma Abramo rispose: Se non ascoltano Mosè e i profeti, non si lasceranno persuadere neppure se uno dei morti resuscitasse.
V'era un uomo ricco, il quale vestiva porpora e bisso, ed ogni giorno godeva splendidamente;
e v'era un pover'uomo chiamato Lazzaro, che giaceva alla porta di lui, pieno d'ulcere,
e bramoso di sfamarsi con le briciole che cadevano dalla tavola del ricco; anzi perfino venivano i cani a leccargli le ulcere.
Avvenne che il povero morì e fu portato dagli angeli nel seno d'Abramo; morì anche il ricco, e fu seppellito.
E nell'Ades, stando nei tormenti, alzò gli occhi e vide da lontano Abramo, e Lazzaro nel suo seno;
ed esclamò: Padre Abramo, abbi pietà di me, e manda Lazzaro a intingere la punta del dito nell'acqua per rinfrescarmi la lingua, perché son tormentato in questa fiamma.
Ma Abramo disse: Figlio, ricordati che tu ricevesti i tuoi beni in vita tua, e che Lazzaro similmente ricevette i mali; ma ora qui egli è consolato, e tu sei tormentato.
E oltre a tutto questo, fra noi e voi c'è una gran voragine, perché quelli che vorrebbero venire da voi non possano, né che si venga da noi.
Ed egli disse: Ti prego, dunque, o padre, che tu lo mandi a casa di mio padre,
perché ho cinque fratelli, affinché attesti loro queste cose, affinché non abbiano anch'essi venire in questo luogo di tormento.
Abramo disse: Hanno Mosè e i profeti; ascoltino quelli.
Ed egli: No, padre Abramo; ma se uno dei morti va da loro, si ravvedranno.
Ma Abramo rispose: Se non ascoltano Mosè e i profeti, non si lasceranno persuadere neppure se uno dei morti resuscitasse.
XXXIX - Parabola del fattore infedele
Gesù diceva ancora ai suoi discepoli: C'era un uomo ricco che avea un fattore, il quale fu accusato dinanzi a lui di sperperare i suoi beni.
Ed egli lo chiamò e gli disse: Che cos'è questo che odo di te? Rendi conto della tua amministrazione, perché tu non puoi più esser mio fattore.
E il fattore disse fra sé: Che farò io, ora che il padrone mi toglie l'amministrazione? A zappare non son buono: a mendicare mi vergogno.
So bene quel che farò, affinché, quando dovrò lasciare l'amministrazione, ci sia chi mi riceva in casa sua.
Chiamati quindi a sé ad uno ad uno i debitori del suo padrone, disse al primo:
Quanto devi al mio padrone? Quello rispose: Cento bati d'olio. Egli disse: Prendi la tua scritta, siedi, e scrivi presto: Cinquanta.
Poi disse ad un altro: E tu, quanto devi? Quello rispose: Cento cori di grano. Egli disse: Prendi la tua scritta, e scrivi: Ottanta.
E il padrone lodò il fattore infedele perché aveva operato con avvedutezza; poiché i figli di questo secolo, nelle relazioni con quelli della loro generazione, sono più accorti dei figli della luce.
Ed io vi dico: Fatevi degli amici con le ricchezze ingiuste; affinché, quand'esse verranno meno, quelli vi ricevano nei tabernacoli eterni.
Chi è fedele nelle cose minime, è pur fedele nelle grandi; e chi è ingiusto nelle cose minime, è pure ingiusto nelle grandi.
Se dunque non siete stati fedeli nelle ricchezze ingiuste, chi vi affiderà le vere?
E se non siete stati fedeli nell'altrui, chi vi darà il vostro?
Nessun domestico può servire a due padroni: perché o odierà l'uno e amerà l'altro, o si atterrà all'uno e sprezzerà l'altro. Voi non potete servire a Dio ed a Mammona.
I Farisei, che amavano il danaro, udivano tutte queste cose e si facevano beffe di lui.
Ed egli disse loro: Voi siete quelli che vi proclamate giusti dinanzi agli uomini; ma Dio conosce i vostri cuori; poiché quel che è eccelso fra gli uomini, è abominevole dinanzi a Dio
Ed egli lo chiamò e gli disse: Che cos'è questo che odo di te? Rendi conto della tua amministrazione, perché tu non puoi più esser mio fattore.
E il fattore disse fra sé: Che farò io, ora che il padrone mi toglie l'amministrazione? A zappare non son buono: a mendicare mi vergogno.
So bene quel che farò, affinché, quando dovrò lasciare l'amministrazione, ci sia chi mi riceva in casa sua.
Chiamati quindi a sé ad uno ad uno i debitori del suo padrone, disse al primo:
Quanto devi al mio padrone? Quello rispose: Cento bati d'olio. Egli disse: Prendi la tua scritta, siedi, e scrivi presto: Cinquanta.
Poi disse ad un altro: E tu, quanto devi? Quello rispose: Cento cori di grano. Egli disse: Prendi la tua scritta, e scrivi: Ottanta.
E il padrone lodò il fattore infedele perché aveva operato con avvedutezza; poiché i figli di questo secolo, nelle relazioni con quelli della loro generazione, sono più accorti dei figli della luce.
Ed io vi dico: Fatevi degli amici con le ricchezze ingiuste; affinché, quand'esse verranno meno, quelli vi ricevano nei tabernacoli eterni.
Chi è fedele nelle cose minime, è pur fedele nelle grandi; e chi è ingiusto nelle cose minime, è pure ingiusto nelle grandi.
Se dunque non siete stati fedeli nelle ricchezze ingiuste, chi vi affiderà le vere?
E se non siete stati fedeli nell'altrui, chi vi darà il vostro?
Nessun domestico può servire a due padroni: perché o odierà l'uno e amerà l'altro, o si atterrà all'uno e sprezzerà l'altro. Voi non potete servire a Dio ed a Mammona.
I Farisei, che amavano il danaro, udivano tutte queste cose e si facevano beffe di lui.
Ed egli disse loro: Voi siete quelli che vi proclamate giusti dinanzi agli uomini; ma Dio conosce i vostri cuori; poiché quel che è eccelso fra gli uomini, è abominevole dinanzi a Dio
XXXVIII - Parabole della pecora smarrita e del figliol prodigo
Tutti i pubblicani e i peccatori si accostavano a lui per udirlo.
E così i Farisei come gli scribi mormoravano, dicendo: Costui accoglie i peccatori e mangia con loro.
Ed egli disse loro questa parabola:
Chi è l'uomo fra voi, che, avendo cento pecore, se ne perde una, non lasci le novantanove nel deserto e non vada dietro alla perduta finché non l'abbia ritrovata?
E trovatala, tutto allegro se la mette sulle spalle;
e giunto a casa, chiama assieme gli amici e i vicini, e dice loro: Rallegratevi con me, perché ho ritrovato la mia pecora ch'era perduta.
Io vi dico che così vi sarà in cielo più allegria per un solo peccatore che si ravvede, che per novantanove giusti i quali non han bisogno di ravvedimento.
Ovvero, qual è la donna che avendo dieci dramme, se ne perde una, non accenda un lume e non spazzi la casa e non cerchi con cura finché non l'abbia ritrovata?
E quando l'ha trovata, chiama assieme le amiche e le vicine, dicendo: Rallegratevi con me, perché ho ritrovato la dramma che avevo perduta.
Così, vi dico, v'è gioia dinanzi agli angeli di Dio per un solo peccatore che si ravvede.
Disse ancora: Un uomo avea due figli;
e il più giovane di loro disse al padre: Padre, dammi la parte dei beni che mi tocca. Ed egli spartì fra loro i beni.
E di lì a poco, il figlio più giovane, messa insieme ogni cosa, se ne partì per un paese lontano, e là sperperò, vivendo dissolutamente.
E quand'ebbe speso ogni cosa, una gran carestia sopraggiunse in quel paese, sicché egli cominciò ad esser nel bisogno.
E andò, e si mise con uno degli abitanti di quel paese, il quale lo mandò nei suoi campi, a pasturare i porci.
Ed egli avrebbe bramato riempirsi il corpo dei baccelli che i porci mangiavano, ma nessuno gliene dava.
Ma rientrato in sé, disse: Quanti servi di mio padre hanno pane in abbondanza, ed io qui mi muoio di fame!
Io mi leverò e me n'andrò a mio padre, e gli dirò: Padre, ho peccato contro il cielo e contro te:
non son più degno d'esser chiamato tuo figlio; trattami come uno dei tuoi servi.
Egli dunque si levò e andò da suo padre; ma mentre egli era ancora lontano, suo padre lo vide e fu mosso a compassione, e corse, e gli si gettò al collo, e lo baciò e ribaciò.
E il figlio gli disse: Padre, ho peccato contro il cielo e contro te; non son più degno d'esser chiamato tuo figlio.
Ma il padre disse ai suoi servitori: Presto, portate qua la veste più bella e rivestitelo, e mettetegli un anello al dito e dei calzari a' piedi;
e portate fuori il vitello ingrassato, ammazzatelo, e mangiamo e rallegriamoci,
perché questo mio figliuolo era morto, ed è tornato a vita; era perduto, ed è stato ritrovato. E si misero a far gran festa.
Il figlio maggiore era ai campi; e come tornando fu vicino alla casa, udì la musica e le danze.
E chiamato a sé uno dei servitori, gli domandò che cosa ciò volesse dire.
Quello gli disse: È giunto tuo fratello, e tuo padre ha ammazzato il vitello ingrassato, perché l'ha riavuto sano e salvo.
Ma egli si adirò e non volle entrare; così suo padre uscì e lo pregò di entrare.
Ma egli, rispondendo, disse al padre: Ecco, da tanti anni ti servo, e non ho mai trasgredito un tuo comando; a me però non hai mai dato neppure un capretto da far festa con i miei amici;
ma quando è venuto questo tuo figlio che ha divorato i tuoi beni con le meretrici, tu hai ammazzato per lui il vitello ingrassato.
E il padre gli disse: Figlio, tu sei sempre con me, ed ogni cosa mia è tua;
ma bisognava far festa e rallegrarsi, perché questo tuo fratello era morto, ed è tornato a vita; era perduto, ed è stato ritrovato.
E così i Farisei come gli scribi mormoravano, dicendo: Costui accoglie i peccatori e mangia con loro.
Ed egli disse loro questa parabola:
Chi è l'uomo fra voi, che, avendo cento pecore, se ne perde una, non lasci le novantanove nel deserto e non vada dietro alla perduta finché non l'abbia ritrovata?
E trovatala, tutto allegro se la mette sulle spalle;
e giunto a casa, chiama assieme gli amici e i vicini, e dice loro: Rallegratevi con me, perché ho ritrovato la mia pecora ch'era perduta.
Io vi dico che così vi sarà in cielo più allegria per un solo peccatore che si ravvede, che per novantanove giusti i quali non han bisogno di ravvedimento.
Ovvero, qual è la donna che avendo dieci dramme, se ne perde una, non accenda un lume e non spazzi la casa e non cerchi con cura finché non l'abbia ritrovata?
E quando l'ha trovata, chiama assieme le amiche e le vicine, dicendo: Rallegratevi con me, perché ho ritrovato la dramma che avevo perduta.
Così, vi dico, v'è gioia dinanzi agli angeli di Dio per un solo peccatore che si ravvede.
Disse ancora: Un uomo avea due figli;
e il più giovane di loro disse al padre: Padre, dammi la parte dei beni che mi tocca. Ed egli spartì fra loro i beni.
E di lì a poco, il figlio più giovane, messa insieme ogni cosa, se ne partì per un paese lontano, e là sperperò, vivendo dissolutamente.
E quand'ebbe speso ogni cosa, una gran carestia sopraggiunse in quel paese, sicché egli cominciò ad esser nel bisogno.
E andò, e si mise con uno degli abitanti di quel paese, il quale lo mandò nei suoi campi, a pasturare i porci.
Ed egli avrebbe bramato riempirsi il corpo dei baccelli che i porci mangiavano, ma nessuno gliene dava.
Ma rientrato in sé, disse: Quanti servi di mio padre hanno pane in abbondanza, ed io qui mi muoio di fame!
Io mi leverò e me n'andrò a mio padre, e gli dirò: Padre, ho peccato contro il cielo e contro te:
non son più degno d'esser chiamato tuo figlio; trattami come uno dei tuoi servi.
Egli dunque si levò e andò da suo padre; ma mentre egli era ancora lontano, suo padre lo vide e fu mosso a compassione, e corse, e gli si gettò al collo, e lo baciò e ribaciò.
E il figlio gli disse: Padre, ho peccato contro il cielo e contro te; non son più degno d'esser chiamato tuo figlio.
Ma il padre disse ai suoi servitori: Presto, portate qua la veste più bella e rivestitelo, e mettetegli un anello al dito e dei calzari a' piedi;
e portate fuori il vitello ingrassato, ammazzatelo, e mangiamo e rallegriamoci,
perché questo mio figliuolo era morto, ed è tornato a vita; era perduto, ed è stato ritrovato. E si misero a far gran festa.
Il figlio maggiore era ai campi; e come tornando fu vicino alla casa, udì la musica e le danze.
E chiamato a sé uno dei servitori, gli domandò che cosa ciò volesse dire.
Quello gli disse: È giunto tuo fratello, e tuo padre ha ammazzato il vitello ingrassato, perché l'ha riavuto sano e salvo.
Ma egli si adirò e non volle entrare; così suo padre uscì e lo pregò di entrare.
Ma egli, rispondendo, disse al padre: Ecco, da tanti anni ti servo, e non ho mai trasgredito un tuo comando; a me però non hai mai dato neppure un capretto da far festa con i miei amici;
ma quando è venuto questo tuo figlio che ha divorato i tuoi beni con le meretrici, tu hai ammazzato per lui il vitello ingrassato.
E il padre gli disse: Figlio, tu sei sempre con me, ed ogni cosa mia è tua;
ma bisognava far festa e rallegrarsi, perché questo tuo fratello era morto, ed è tornato a vita; era perduto, ed è stato ritrovato.
XXVII - Precetti
Infatti chi è fra voi colui che, volendo edificare una torre, non si metta prima a sedere e calcoli la spesa per vedere se ha da poterla finire?
Che talora, quando ne abbia posto il fondamento e non la possa finire, tutti quelli che la vedranno prendano a beffarsi di lui, dicendo:
Quest'uomo ha cominciato a edificare e non ha potuto finire.
Ovvero, qual è il re che, partendo per muover guerra ad un altro re, non si metta prima a sedere ed esamini se possa con diecimila uomini affrontare colui che gli vien contro con ventimila?
Se no, mentre quello è ancora lontano, gli manda un'ambasciata e chiede di trattar la pace.
Che talora, quando ne abbia posto il fondamento e non la possa finire, tutti quelli che la vedranno prendano a beffarsi di lui, dicendo:
Quest'uomo ha cominciato a edificare e non ha potuto finire.
Ovvero, qual è il re che, partendo per muover guerra ad un altro re, non si metta prima a sedere ed esamini se possa con diecimila uomini affrontare colui che gli vien contro con ventimila?
Se no, mentre quello è ancora lontano, gli manda un'ambasciata e chiede di trattar la pace.
XXXVI - L'invito a una festa
Notando poi come gli invitati sceglievano i primi posti, disse loro questa parabola:
Quando sarai invitato a nozze da qualcuno, non ti mettere a tavola al primo posto, che talora non sia stato invitato da lui qualcuno più ragguardevole di te,
e chi ha invitato te e lui non venga a dirti: Cedi il posto a questo! e tu debba con tua vergogna cominciare allora ad occupare l'ultimo posto.
Ma quando sarai invitato, va' a metterti all'ultimo posto, affinché quando colui che t'ha invitato verrà, ti dica: Amico, sali più in su. Allora ne avrai onore dinanzi a tutti quelli che saran teco a tavola.
Poiché chiunque s'innalza sarà abbassato e chi si abbassa sarà innalzato.
E diceva pure a colui che lo aveva invitato: Quando fai un pranzo o una cena, non chiamare i tuoi amici, né i tuoi fratelli, né i tuoi parenti, né i vicini ricchi; che talora anch'essi non t'invitino, e ti sia reso il contraccambio;
ma quando fai un convito, chiama i poveri, gli storpi, gli zoppi, i ciechi;
e sarai beato, perché non hanno modo di rendertene il contraccambio; ma il contraccambio ti sarà reso alla risurrezione dei giusti.
Uno dei commensali, udite queste cose, gli disse: Beato chi mangerà del pane nel regno di Dio!
Ma Gesù gli disse: Un uomo fece una gran cena e invitò molti;
e all'ora della cena, mandò il suo servitore a dire agli invitati: Venite, perché tutto è già pronto.
E tutti, ad una voce, cominciarono a scusarsi. Il primo gli disse: Ho comprato un campo e ho necessità d'andarlo a vedere; ti prego, ti chiedo scusa.
E un altro disse: Ho comprato cinque paia di buoi, e vado a provarli; ti prego, abbimi per iscusato.
E un altro disse: Ho preso moglie, e perciò non posso venire.
E il servitore, tornato, riferì queste cose al suo signore. Allora il padron di casa, adiratosi, disse al suo servitore: Va' presto per le piazze e per le vie della città, e porta qua i poveri, gli storpi, i ciechi e gli zoppi.
Poi il servitore disse: Signore, s'è fatto come hai comandato, e ancora c'è posto.
E il signore disse al servitore: Va' fuori per le strade e lungo le siepi, e costringili ad entrare, affinché la mia casa sia piena.
Perché io vi dico che nessuno di quegli uomini ch'erano stati invitati assaggerà la mia cena.
Quando sarai invitato a nozze da qualcuno, non ti mettere a tavola al primo posto, che talora non sia stato invitato da lui qualcuno più ragguardevole di te,
e chi ha invitato te e lui non venga a dirti: Cedi il posto a questo! e tu debba con tua vergogna cominciare allora ad occupare l'ultimo posto.
Ma quando sarai invitato, va' a metterti all'ultimo posto, affinché quando colui che t'ha invitato verrà, ti dica: Amico, sali più in su. Allora ne avrai onore dinanzi a tutti quelli che saran teco a tavola.
Poiché chiunque s'innalza sarà abbassato e chi si abbassa sarà innalzato.
E diceva pure a colui che lo aveva invitato: Quando fai un pranzo o una cena, non chiamare i tuoi amici, né i tuoi fratelli, né i tuoi parenti, né i vicini ricchi; che talora anch'essi non t'invitino, e ti sia reso il contraccambio;
ma quando fai un convito, chiama i poveri, gli storpi, gli zoppi, i ciechi;
e sarai beato, perché non hanno modo di rendertene il contraccambio; ma il contraccambio ti sarà reso alla risurrezione dei giusti.
Uno dei commensali, udite queste cose, gli disse: Beato chi mangerà del pane nel regno di Dio!
Ma Gesù gli disse: Un uomo fece una gran cena e invitò molti;
e all'ora della cena, mandò il suo servitore a dire agli invitati: Venite, perché tutto è già pronto.
E tutti, ad una voce, cominciarono a scusarsi. Il primo gli disse: Ho comprato un campo e ho necessità d'andarlo a vedere; ti prego, ti chiedo scusa.
E un altro disse: Ho comprato cinque paia di buoi, e vado a provarli; ti prego, abbimi per iscusato.
E un altro disse: Ho preso moglie, e perciò non posso venire.
E il servitore, tornato, riferì queste cose al suo signore. Allora il padron di casa, adiratosi, disse al suo servitore: Va' presto per le piazze e per le vie della città, e porta qua i poveri, gli storpi, i ciechi e gli zoppi.
Poi il servitore disse: Signore, s'è fatto come hai comandato, e ancora c'è posto.
E il signore disse al servitore: Va' fuori per le strade e lungo le siepi, e costringili ad entrare, affinché la mia casa sia piena.
Perché io vi dico che nessuno di quegli uomini ch'erano stati invitati assaggerà la mia cena.
XXXV - Il sabato
E avvenne che, essendo egli entrato in casa di uno dei principali Farisei in giorno di sabato per prender cibo, essi lo stavano osservando.
Ed ecco, gli stava dinanzi un uomo idropico.
E Gesù prese a dire ai dottori della legge ed ai Farisei: È lecito o no far guarigioni in giorno di sabato? Ma essi tacquero.
Allora egli, presolo, lo guarì e lo licenziò.
Poi disse loro: Chi di voi, se un figlio od un bue cade in un pozzo, non lo trae subito fuori in giorno di sabato?
Ed essi non potevano risponder nulla in contrario.
Ed ecco, gli stava dinanzi un uomo idropico.
E Gesù prese a dire ai dottori della legge ed ai Farisei: È lecito o no far guarigioni in giorno di sabato? Ma essi tacquero.
Allora egli, presolo, lo guarì e lo licenziò.
Poi disse loro: Chi di voi, se un figlio od un bue cade in un pozzo, non lo trae subito fuori in giorno di sabato?
Ed essi non potevano risponder nulla in contrario.
XXXIV - La preghiera
Ed avvenne che essendo egli in preghiera in un certo luogo, com'ebbe finito, uno dei suoi discepoli gli disse: Signore, insegnaci a pregare come anche Giovanni ha insegnato ai suoi discepoli.
Ed egli disse loro: Quando pregate, dite: Padre, sia santificato il tuo nome; venga il tuo regno;
dacci ogni giorno il nostro pane quotidiano;
e perdonaci i nostri peccati, perché anche noi perdoniamo a ogni nostro debitore; e non ci esporre alla tentazione
Ed egli disse loro: Quando pregate, dite: Padre, sia santificato il tuo nome; venga il tuo regno;
dacci ogni giorno il nostro pane quotidiano;
e perdonaci i nostri peccati, perché anche noi perdoniamo a ogni nostro debitore; e non ci esporre alla tentazione
Poi disse loro: Se uno tra di voi ha un amico e va da lui a mezzanotte e gli dice: Amico, prestami tre pani,
perché è giunto da un viaggio in casa un amico, e non ho nulla da mettergli davanti;
e se egli dal di dentro gli risponde: Non mi dar fastidio; già è serrata la porta, e i miei fanciulli sono con me a letto, io non posso alzarmi per darteli,
- io vi dico che quand'anche non s'alzasse a darglieli perché gli è amico, pure, per la sua importunità , si leverà e gliene darà quanti ne ha di bisogno.
perché è giunto da un viaggio in casa un amico, e non ho nulla da mettergli davanti;
e se egli dal di dentro gli risponde: Non mi dar fastidio; già è serrata la porta, e i miei fanciulli sono con me a letto, io non posso alzarmi per darteli,
- io vi dico che quand'anche non s'alzasse a darglieli perché gli è amico, pure, per la sua importunità , si leverà e gliene darà quanti ne ha di bisogno.
Io altresì vi dico: Chiedete, e vi sarà dato; cercate e troverete; bussate, e vi sarà aperto.
Poiché chiunque chiede riceve, chi cerca trova, e sarà aperto a chi bussa.
E chi è quel padre tra voi che, se il figliuolo gli chiede un pane, gli dia una pietra? O se gli chiede un pesce, gli dia invece una serpe?
Oppure anche se gli chiede un uovo, gli dia uno scorpione?
Se voi dunque, che siete malvagi, sapete dare buoni doni ai vostri figli, quanto più il vostro Padre celeste donerà lo Spirito Santo a coloro che glielo domandano!
Poiché chiunque chiede riceve, chi cerca trova, e sarà aperto a chi bussa.
E chi è quel padre tra voi che, se il figliuolo gli chiede un pane, gli dia una pietra? O se gli chiede un pesce, gli dia invece una serpe?
Oppure anche se gli chiede un uovo, gli dia uno scorpione?
Se voi dunque, che siete malvagi, sapete dare buoni doni ai vostri figli, quanto più il vostro Padre celeste donerà lo Spirito Santo a coloro che glielo domandano!
XXXIII - Ama Dio e il tuo vicino: la parabola del buon samaritano
Ed ecco, un dottore della legge si levò per metterlo alla prova, e gli disse: Maestro, che dovrò fare per eredar la vita eterna?
Ed egli gli disse: Nella legge che sta scritto? Come leggi?
Ed egli, rispondendo, disse: Ama il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, e con tutta l'anima tua, e con tutta la forza tua, e con tutta la mente tua, e il tuo prossimo come te stesso.
E Gesù gli disse: Tu hai risposto rettamente; fa' questo, e vivrai.
Ma egli, volendo giustificarsi, disse a Gesù: E chi è il mio prossimo?
Gesù, replicando, disse: Un uomo scendeva da Gerusalemme a Gerico, e s'imbatté in ladroni i quali, spogliatolo e feritolo, se ne andarono, lasciandolo mezzo morto.
Ora, per caso, un sacerdote scendeva per quella stessa via; e vedutolo, passò oltre dal lato opposto.
Così pure un levita, giunto a quel luogo e vedutolo, passò oltre dal lato opposto.
Ma un Samaritano che era in viaggio giunse presso di lui; e vedutolo, n'ebbe pietà;
e accostatosi, fasciò le sue piaghe, versandovi sopra dell'olio e del vino; poi lo mise sulla propria cavalcatura, lo menò ad un albergo e si prese cura di lui.
E il giorno dopo, tratti fuori due denari, li diede all'oste e gli disse: prenditi cura di lui; e tutto ciò che spenderai di più, quando tornerò in su, te lo renderò.
Quale di questi tre ti pare essere stato il prossimo di colui che s'imbatté nei ladroni?
E quello rispose: Colui che gli usò misericordia. E Gesù gli disse: Va', e fa' anche tu la stessa cosa.
lunedì 20 maggio 2013
XXXII - Il buon pastore
"In verità, in verità io vi dico che chi non entra per la porta nell'ovile delle pecore, ma vi sale da un'altra parte, esso è un ladro e un brigante.
Ma colui che entra per la porta è pastore delle pecore.
A lui apre il portinaio, e le pecore ascoltano la sua voce, ed egli chiama le proprie pecore per nome e le mena fuori.
Ma colui che entra per la porta è pastore delle pecore.
A lui apre il portinaio, e le pecore ascoltano la sua voce, ed egli chiama le proprie pecore per nome e le mena fuori.
Quando ha messo fuori tutte le sue pecore, va innanzi a loro, e le pecore lo seguono, perché conoscono la sua voce.
Ma un estraneo non lo seguiranno; anzi, fuggiranno via da lui perché non conoscono la voce degli estranei.
Io sono il buon pastore; il buon pastore mette la sua vita per le pecore.
Il mercenario, che non è pastore, a cui non appartengono le pecore, vede venire il lupo, abbandona le pecore e si dà alla fuga, e il lupo le rapisce e disperde.
Il mercenario si dà alla fuga perché è mercenario e non si cura delle pecore.
Io sono il buon pastore, e conosco le mie, e le mie mi conoscono,
Ho anche delle altre pecore, che non son di quest'ovile; anche quelle io devo raccogliere, ed esse ascolteranno la mia voce, e vi sarà un solo gregge, un solo pastore."
Ma un estraneo non lo seguiranno; anzi, fuggiranno via da lui perché non conoscono la voce degli estranei.
Io sono il buon pastore; il buon pastore mette la sua vita per le pecore.
Il mercenario, che non è pastore, a cui non appartengono le pecore, vede venire il lupo, abbandona le pecore e si dà alla fuga, e il lupo le rapisce e disperde.
Il mercenario si dà alla fuga perché è mercenario e non si cura delle pecore.
Io sono il buon pastore, e conosco le mie, e le mie mi conoscono,
Ho anche delle altre pecore, che non son di quest'ovile; anche quelle io devo raccogliere, ed esse ascolteranno la mia voce, e vi sarà un solo gregge, un solo pastore."
domenica 19 maggio 2013
XXXI - Esser nati ciechi non è prova di peccato
E passando vide un uomo ch'era cieco fin dalla nascita.
E i suoi discepoli lo interrogarono, dicendo: "Maestro, chi ha peccato, lui o i suoi genitori, perché sia nato cieco? "
Gesù rispose: "Né lui peccò, né i suoi genitori; ma è così, affinché le opere di Dio siano manifestate in lui."
venerdì 17 maggio 2013
XXX - La donna accusata di adulterio
Gesù andò al monte degli Ulivi.
E sul far del giorno, tornò nel tempio, e tutto il popolo venne a lui; ed egli, postosi a sedere, li ammaestrava.
Allora gli scribi e i Farisei gli menarono una donna colta in adulterio; e fattala stare in mezzo,
gli dissero: "Maestro, questa donna è stata colta in flagrante adulterio."
Mosè, nella legge, ci ha comandato di lapidare queste tali; e tu che ne dici?"
Dicevano questo per metterlo alla prova, per poterlo accusare. Ma Gesù, chinatosi, si mise a scrivere col dito in terra.
E siccome continuavano a interrogarlo, egli, rizzatosi, disse loro: "Chi di voi è senza peccato, scagli il primo la pietra contro di lei."
E chinatosi di nuovo, scriveva in terra.
Ed essi, udito ciò, e ripresi dalla loro coscienza, si misero ad uscire ad uno ad uno, cominciando dai più vecchi fino agli ultimi; e Gesù fu lasciato solo con la donna che stava là in mezzo.
E Gesù, rizzatosi e non vedendo altri che la donna, le disse: "Donna, dove sono quei tuoi accusatori? Nessuno t'ha condannata?"
Ed ella rispose: "Nessuno, Signore." E Gesù le disse: "Neppure io ti condanno; va' e non peccar più."
giovedì 16 maggio 2013
XXIX - La festa delle Capanne
La festa dei Giudei, detta delle Capanne, era vicina. Perciò i suoi fratelli gli dissero: "Parti da qua e vattene in Giudea, affinché i tuoi discepoli vedano anch'essi le opere che tu fai. Poiché nessuno fa cosa alcuna in segreto, quando cerca d'esser riconosciuto pubblicamente. Se tu fai queste cose, palesati al mondo." Poiché neppure i suoi fratelli credevano in lui. Gesù quindi disse loro: "Il mio tempo non è ancora venuto; il vostro tempo, invece, è sempre pronto. Il mondo non può odiare voi; ma odia me, perché io testimonio di lui che le sue opere sono malvagie. Salite voi alla festa; io non salgo ancora a questa festa, perché il mio tempo non è ancora compiuto." E dette loro queste cose, rimase in Galilea. Quando poi i suoi fratelli furono saliti alla festa, allora vi salì anche lui; non palesemente, ma di nascosto. I Giudei dunque lo cercavano durante la festa, e dicevano: "Dov'è egli?" E v'era fra le turbe gran mormorio intorno a lui. Gli uni dicevano: "È un uomo buono! Altri dicevano: "No, anzi, travia la gente!" Nessuno però parlava di lui apertamente, per paura dei Giudei. Quando s'era già a metà della festa, Gesù salì al tempio e si mise a insegnare. I Giudei si meravigliavano e dicevano: "Come mai s'intende costui di lettere, senz'aver fatto studi?" E Gesù rispose loro e disse: "La mia dottrina non è mia, ma di Colui che mi ha mandato.
Mosè non v'ha egli data la legge? Eppure nessun di voi mette ad effetto la legge! Perché cercate d'uccidermi?" La gente rispose: "Tu hai un demonio! Chi cerca di ucciderti?" Gesù rispose e disse loro: "Un'opera sola ho fatto, e tutti ve ne meravigliate Mosè v'ha dato la circoncisione (non che venga da Mosè, ma viene dai padri); e voi circoncidete l'uomo in giorno di sabato. Se un uomo riceve la circoncisione di sabato affinché la legge di Mosè non sia violata, vi adirate voi contro a me perché in giorno di sabato ho guarito un uomo tutto intero? Non giudicate secondo l'apparenza, ma giudicate con giusto giudizio." Dicevano dunque alcuni di Gerusalemme: "Non è questi colui che cercano di uccidere? Eppure, ecco, egli parla liberamente, e non gli dicono nulla. Avrebbero mai i capi riconosciuto per davvero ch'egli è il Cristo?"
I Farisei udirono la moltitudine mormorare queste cose di lui; e i capi sacerdoti e i Farisei mandarono delle guardie a prenderlo.
Vi fu dunque dissenso fra la gente, a causa sua; e alcuni di loro lo volevano prendere, ma nessuno gli mise le mani addosso. Le guardie dunque tornarono dai capi sacerdoti e dai Farisei, i quali dissero loro: "Perché non l'avete condotto?" Le guardie risposero: "Nessun uomo parlò mai come quest'uomo!" I Farisei replicarono loro: "Siete stati sedotti anche voi? Ha qualcuno dei capi o dei Farisei creduto in lui? Ma questa plebe, che non conosce la legge, è maledetta!" Nicodemo (un di loro, quello che prima era venuto a lui) disse loro: "La nostra legge giudica ella un uomo prima che sia stato udito e che si sappia quel che ha fatto?" Essi gli risposero: "Sei anche tu di Galilea? Investiga, e vedrai che dalla Galilea non sorge profeta. E ognuno se ne andò a casa sua.
Mosè non v'ha egli data la legge? Eppure nessun di voi mette ad effetto la legge! Perché cercate d'uccidermi?" La gente rispose: "Tu hai un demonio! Chi cerca di ucciderti?" Gesù rispose e disse loro: "Un'opera sola ho fatto, e tutti ve ne meravigliate Mosè v'ha dato la circoncisione (non che venga da Mosè, ma viene dai padri); e voi circoncidete l'uomo in giorno di sabato. Se un uomo riceve la circoncisione di sabato affinché la legge di Mosè non sia violata, vi adirate voi contro a me perché in giorno di sabato ho guarito un uomo tutto intero? Non giudicate secondo l'apparenza, ma giudicate con giusto giudizio." Dicevano dunque alcuni di Gerusalemme: "Non è questi colui che cercano di uccidere? Eppure, ecco, egli parla liberamente, e non gli dicono nulla. Avrebbero mai i capi riconosciuto per davvero ch'egli è il Cristo?"
I Farisei udirono la moltitudine mormorare queste cose di lui; e i capi sacerdoti e i Farisei mandarono delle guardie a prenderlo.
Vi fu dunque dissenso fra la gente, a causa sua; e alcuni di loro lo volevano prendere, ma nessuno gli mise le mani addosso. Le guardie dunque tornarono dai capi sacerdoti e dai Farisei, i quali dissero loro: "Perché non l'avete condotto?" Le guardie risposero: "Nessun uomo parlò mai come quest'uomo!" I Farisei replicarono loro: "Siete stati sedotti anche voi? Ha qualcuno dei capi o dei Farisei creduto in lui? Ma questa plebe, che non conosce la legge, è maledetta!" Nicodemo (un di loro, quello che prima era venuto a lui) disse loro: "La nostra legge giudica ella un uomo prima che sia stato udito e che si sappia quel che ha fatto?" Essi gli risposero: "Sei anche tu di Galilea? Investiga, e vedrai che dalla Galilea non sorge profeta. E ognuno se ne andò a casa sua.
mercoledì 15 maggio 2013
XXVIII - La missione dei settanta
Dopo queste cose, il Signore designò altri settanta discepoli, e li mandò a due a due dinanzi a sé, in ogni città e luogo dove egli stesso era per andare. E diceva loro: "la mèsse grande, ma gli operai son pochi; pregate dunque il Signor della mèsse che spinga degli operai nella sua mèsse. Andate; ecco, io vi mando come agnelli in mezzo ai lupi. Non portate né borsa, né sacca, né calzari, e non salutate alcuno per via. In qualunque casa sarete entrati, dite prima: Pace a questa casa! E se v'è qui alcun figlio di pace, la vostra pace riposerà su lui; se no, essa tornerà a voi. Dimorate in quella stessa casa, mangiando e bevendo di quello che hanno, perché l'operaio è degno della sua mercede. Non passate di casa in casa. E in qualunque città sarete entrati, se vi ricevono, mangiate di ciò che vi sarà messo dinanzi. Ma in qualunque città sarete entrati, se non vi ricevono, uscite sulle piazze e dite: Perfino la polvere che dalla vostra città s'è attaccata ai nostri piedi, noi la scuotiamo contro a voi; sappiate tuttavia questo, che il regno di Dio s'è avvicinato a voi. Io vi dico che in quel giorno la sorte di Sodoma sarà più tollerabile della sorte di quella città."
martedì 14 maggio 2013
XXVII - La parabola del servo malvagio
"Perciò il regno dei cieli è simile ad un re che volle fare i conti coi suoi servitori. E avendo cominciato a fare i conti, gli fu presentato uno, ch'era debitore di diecimila talenti. E non avendo egli di che pagare, il suo signore comandò che fosse venduto lui con la moglie e i figliuoli e tutto quanto aveva, e che il debito fosse pagato. Onde il servitore, gettatosi a terra, gli si prostrò dinanzi, dicendo: Abbi pazienza con me, e ti pagherò tutto. E il signore di quel servitore, mosso a compassione, lo lasciò andare, e gli rimise il debito. Ma quel servitore, uscito, trovò uno dei suoi conservi che gli doveva cento denari; e afferratolo, lo strangolava, dicendo: Paga quel che devi! Onde il conservo, gettatosi a terra, lo pregava dicendo: Abbi pazienza con me, e ti pagherò. Ma colui non volle; anzi andò e lo cacciò in prigione, finché avesse pagato il debito. Ora i suoi conservi, veduto il fatto, ne furono grandemente contristati, e andarono a riferire al loro signore tutto l'accaduto. Allora il suo signore lo chiamò a sé e gli disse: Malvagio servitore, io ti ho rimesso tutto quel debito, perché tu me ne supplicasti; non dovevi anche tu aver pietà del tuo conservo, come ebbi anch'io pietà di te? E il suo signore, adirato, lo diede in man degli aguzzini fino a tanto che avesse pagato tutto quel che gli doveva. Così vi farà anche il Padre mio celeste, se ognuno di voi non perdona di cuore al proprio fratello."
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