lunedì 30 settembre 2013

XLV - Zaccheo e la parabola dei talenti

E Gesù, essendo entrato in Gerico, attraversava la città.
Ed ecco, un uomo, chiamato per nome Zaccheo, il quale era capo dei pubblicani ed era ricco,
cercava di veder chi era Gesù, ma non poteva a motivo della folla, perché era piccolo di statura.
Allora corse innanzi, e montò sopra un sicomoro, per vederlo, perché egli doveva passare per quella via.
E come Gesù fu giunto in quel luogo, alzati gli occhi, gli disse: Zaccheo, scendi presto, perché oggi debbo albergare in casa tua.
Ed egli s'affrettò a scendere e l'accolse con allegrezza.
E veduto ciò, tutti mormoravano, dicendo: È andato ad albergare da un peccatore!
Ma Zaccheo, presentatosi al Signore, gli disse: Ecco, Signore, la metà dei miei beni la do ai poveri; e se ho frodato qualcuno di qualcosa gli rendo il quadruplo.
E Gesù gli disse: Oggi la salvezza è entrata in questa casa, poiché anche questo è figlio d'Abramo:
poiché il Figlio dell'uomo è venuto per cercare e salvare ciò che era perito.
Come essi ascoltavano queste cose, Gesù aggiunse una parabola, perché era vicino a Gerusalemme ed essi pensavano che il regno di Dio stesse per esser manifestato immediatamente.
Disse dunque: Un uomo nobile se n'andò in un paese lontano per ricevere l'investitura d'un regno e poi tornare.
E chiamati a sé dieci suoi servitori, diede loro dieci mine, e disse loro: Fatele fruttare fino al mio ritorno.
Ma i suoi concittadini l'odiavano, e gli mandarono dietro un'ambasciata per dire: Non vogliamo che costui regni su noi.
Ed avvenne, quando egli fu tornato, dopo aver ricevuto l'investitura del regno, ch'egli fece venire quei servitori ai quali aveva dato il danaro, per sapere quanto ognuno avesse guadagnato, trafficando.
Si presentò il primo e disse: Signore, la tua mina ne ha fruttate altre dieci.
Ed egli gli disse: Va bene, buon servitore; poiché sei stato fedele in cosa minima, abbi potestà su dieci città.
Poi venne il secondo, dicendo: La tua mina, signore, ha fruttato cinque mine.
Ed egli disse anche a questo: E tu sii sopra cinque città.
Poi ne venne un altro che disse: Signore, ecco la tua mina che ho tenuta riposta in un fazzoletto,
perché ho avuto paura di te che sei uomo duro; tu prendi quel che non hai messo, e mieti quel che non hai seminato.
E il padrone a lui: Dalle tue parole ti giudicherò, servo malvagio! Tu sapevi ch'io sono un uomo duro, che prendo quel che non ho messo e mieto quel che non ho seminato;
e perché non hai messo il mio danaro alla banca, ed io, al mio ritorno, l'avrei riscosso con l'interesse?
Poi disse a coloro che erano presenti: Toglietegli la mina, e datela a colui che ha le dieci mine:
Essi gli dissero: Signore, egli ha dieci mine.
Io vi dico che a chiunque ha sarà dato; ma a chi non ha sarà tolto anche quello che ha. Quanto poi a quei miei nemici che non volevano che io regnassi su loro, menateli qua e scannateli in mia presenza.
E dette queste cose, Gesù andava innanzi, salendo a Gerusalemme.

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