lunedì 30 settembre 2013

XLII - Parabole della vedova e del giudici, del fariseo e del pubblicano

Propose loro ancora questa parabola per mostrare che doveano del continuo pregare e non stancarsi.
In una certa città v'era un giudice, che non temeva Dio né aveva rispetto per alcun uomo;
e in quella città vi era una vedova, la quale andava da lui dicendo: Fammi giustizia del mio avversario.
Ed egli per un tempo non volle farlo; ma poi disse fra sé: benché io non tema Dio e non abbia rispetto per alcun uomo,
pure, poiché questa vedova mi dà molestia, le farò giustizia, che talora, a forza di venire, non finisca col rompermi la testa.
E il Signore disse: Ascoltate quel che dice il giudice iniquo.
E Dio non farà egli giustizia ai suoi eletti che giorno e notte gridano a lui, e sarà egli tardo per loro?
Io vi dico che farà loro prontamente giustizia. Ma quando il Figlio dell'uomo verrà, troverà egli la fede sulla terra?
E disse ancora questa parabola per quelli che confidavano in se stessi di esser giusti e disprezzavano gli altri:
Due uomini salirono al tempio per pregare; l'uno Fariseo, e l'altro pubblicano.
Il Fariseo, stando in piedi, pregava così dentro di sé: O Dio, ti ringrazio che io non sono come gli altri uomini, rapaci, ingiusti, adulteri; né pure come quel pubblicano.
Io digiuno due volte la settimana; pago la decima su tutto quel che posseggo.
Ma il pubblicano, stando da lungi, non osava neppure alzar gli occhi al cielo; ma si batteva il petto, dicendo: O Dio, sii placato verso me peccatore!
Io vi dico che questi scese a casa sua giustificato, piuttosto che quell'altro; perché chiunque s'innalza sarà abbassato; ma chi si abbassa sarà innalzato

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