giovedì 4 luglio 2013

XL - Parabola di Lazzaro

Chiunque manda via la moglie e ne sposa un'altra, commette adulterio; e chiunque sposa una donna mandata via dal marito, commette adulterio.
V'era un uomo ricco, il quale vestiva porpora e bisso, ed ogni giorno godeva splendidamente;
e v'era un pover'uomo chiamato Lazzaro, che giaceva alla porta di lui, pieno d'ulcere,
e bramoso di sfamarsi con le briciole che cadevano dalla tavola del ricco; anzi perfino venivano i cani a leccargli le ulcere.
Avvenne che il povero morì e fu portato dagli angeli nel seno d'Abramo; morì anche il ricco, e fu seppellito.
E nell'Ades, stando nei tormenti, alzò gli occhi e vide da lontano Abramo, e Lazzaro nel suo seno;
ed esclamò: Padre Abramo, abbi pietà di me, e manda Lazzaro a intingere la punta del dito nell'acqua per rinfrescarmi la lingua, perché son tormentato in questa fiamma.
Ma Abramo disse: Figlio, ricordati che tu ricevesti i tuoi beni in vita tua, e che Lazzaro similmente ricevette i mali; ma ora qui egli è consolato, e tu sei tormentato.
E oltre a tutto questo, fra noi e voi c'è una gran voragine, perché quelli che vorrebbero venire da voi non possano, né che si venga da noi.
Ed egli disse: Ti prego, dunque, o padre, che tu lo mandi a casa di mio padre,
perché ho cinque fratelli, affinché attesti loro queste cose, affinché non abbiano anch'essi venire in questo luogo di tormento.
Abramo disse: Hanno Mosè e i profeti; ascoltino quelli.
Ed egli: No, padre Abramo; ma se uno dei morti va da loro, si ravvedranno.
Ma Abramo rispose: Se non ascoltano Mosè e i profeti, non si lasceranno persuadere neppure se uno dei morti resuscitasse.

XXXIX - Parabola del fattore infedele

Gesù diceva ancora ai suoi discepoli: C'era un uomo ricco che avea un fattore, il quale fu accusato dinanzi a lui di sperperare i suoi beni.
Ed egli lo chiamò e gli disse: Che cos'è questo che odo di te? Rendi conto della tua amministrazione, perché tu non puoi più esser mio fattore.
E il fattore disse fra sé: Che farò io, ora che il padrone mi toglie l'amministrazione? A zappare non son buono: a mendicare mi vergogno.
So bene quel che farò, affinché, quando dovrò lasciare l'amministrazione, ci sia chi mi riceva in casa sua.
Chiamati quindi a sé ad uno ad uno i debitori del suo padrone, disse al primo:
Quanto devi al mio padrone? Quello rispose: Cento bati d'olio. Egli disse: Prendi la tua scritta, siedi, e scrivi presto: Cinquanta.
Poi disse ad un altro: E tu, quanto devi? Quello rispose: Cento cori di grano. Egli disse: Prendi la tua scritta, e scrivi: Ottanta.
E il padrone lodò il fattore infedele perché aveva operato con avvedutezza; poiché i figli di questo secolo, nelle relazioni con quelli della loro generazione, sono più accorti dei figli della luce.
Ed io vi dico: Fatevi degli amici con le ricchezze ingiuste; affinché, quand'esse verranno meno, quelli vi ricevano nei tabernacoli eterni.
Chi è fedele nelle cose minime, è pur fedele nelle grandi; e chi è ingiusto nelle cose minime, è pure ingiusto nelle grandi.
Se dunque non siete stati fedeli nelle ricchezze ingiuste, chi vi affiderà le vere?
E se non siete stati fedeli nell'altrui, chi vi darà il vostro?
Nessun domestico può servire a due padroni: perché o odierà l'uno e amerà l'altro, o si atterrà all'uno e sprezzerà l'altro. Voi non potete servire a Dio ed a Mammona.
I Farisei, che amavano il danaro, udivano tutte queste cose e si facevano beffe di lui.
Ed egli disse loro: Voi siete quelli che vi proclamate giusti dinanzi agli uomini; ma Dio conosce i vostri cuori; poiché quel che è eccelso fra gli uomini, è abominevole dinanzi a Dio

XXXVIII - Parabole della pecora smarrita e del figliol prodigo

Tutti i pubblicani e i peccatori si accostavano a lui per udirlo.
E così i Farisei come gli scribi mormoravano, dicendo: Costui accoglie i peccatori e mangia con loro.
Ed egli disse loro questa parabola:
Chi è l'uomo fra voi, che, avendo cento pecore, se ne perde una, non lasci le novantanove nel deserto e non vada dietro alla perduta finché non l'abbia ritrovata?
E trovatala, tutto allegro se la mette sulle spalle;
e giunto a casa, chiama assieme gli amici e i vicini, e dice loro: Rallegratevi con me, perché ho ritrovato la mia pecora ch'era perduta.
Io vi dico che così vi sarà in cielo più allegria per un solo peccatore che si ravvede, che per novantanove giusti i quali non han bisogno di ravvedimento.
Ovvero, qual è la donna che avendo dieci dramme, se ne perde una, non accenda un lume e non spazzi la casa e non cerchi con cura finché non l'abbia ritrovata?
E quando l'ha trovata, chiama assieme le amiche e le vicine, dicendo: Rallegratevi con me, perché ho ritrovato la dramma che avevo perduta.
Così, vi dico, v'è gioia dinanzi agli angeli di Dio per un solo peccatore che si ravvede.
Disse ancora: Un uomo avea due figli;
e il più giovane di loro disse al padre: Padre, dammi la parte dei beni che mi tocca. Ed egli spartì fra loro i beni.
E di lì a poco, il figlio più giovane, messa insieme ogni cosa, se ne partì per un paese lontano, e là sperperò, vivendo dissolutamente.
E quand'ebbe speso ogni cosa, una gran carestia sopraggiunse in quel paese, sicché egli cominciò ad esser nel bisogno.
E andò, e si mise con uno degli abitanti di quel paese, il quale lo mandò nei suoi campi, a pasturare i porci.
Ed egli avrebbe bramato riempirsi il corpo dei baccelli che i porci mangiavano, ma nessuno gliene dava.
Ma rientrato in sé, disse: Quanti servi di mio padre hanno pane in abbondanza, ed io qui mi muoio di fame!
Io mi leverò e me n'andrò a mio padre, e gli dirò: Padre, ho peccato contro il cielo e contro te:
non son più degno d'esser chiamato tuo figlio; trattami come uno dei tuoi servi.
Egli dunque si levò e andò da suo padre; ma mentre egli era ancora lontano, suo padre lo vide e fu mosso a compassione, e corse, e gli si gettò al collo, e lo baciò e ribaciò.
E il figlio gli disse: Padre, ho peccato contro il cielo e contro te; non son più degno d'esser chiamato tuo figlio.
Ma il padre disse ai suoi servitori: Presto, portate qua la veste più bella e rivestitelo, e mettetegli un anello al dito e dei calzari a' piedi;
e portate fuori il vitello ingrassato, ammazzatelo, e mangiamo e rallegriamoci,
perché questo mio figliuolo era morto, ed è tornato a vita; era perduto, ed è stato ritrovato. E si misero a far gran festa.
Il figlio maggiore era ai campi; e come tornando fu vicino alla casa, udì la musica e le danze.
E chiamato a sé uno dei servitori, gli domandò che cosa ciò volesse dire.
Quello gli disse: È giunto tuo fratello, e tuo padre ha ammazzato il vitello ingrassato, perché l'ha riavuto sano e salvo.
Ma egli si adirò e non volle entrare; così suo padre uscì e lo pregò di entrare.
Ma egli, rispondendo, disse al padre: Ecco, da tanti anni ti servo, e non ho mai trasgredito un tuo comando; a me però non hai mai dato neppure un capretto da far festa con i miei amici;
ma quando è venuto questo tuo figlio che ha divorato i tuoi beni con le meretrici, tu hai ammazzato per lui il vitello ingrassato.
E il padre gli disse: Figlio, tu sei sempre con me, ed ogni cosa mia è tua;
ma bisognava far festa e rallegrarsi, perché questo tuo fratello era morto, ed è tornato a vita; era perduto, ed è stato ritrovato.

XXVII - Precetti

Infatti chi è fra voi colui che, volendo edificare una torre, non si metta prima a sedere e calcoli la spesa per vedere se ha da poterla finire?
Che talora, quando ne abbia posto il fondamento e non la possa finire, tutti quelli che la vedranno prendano a beffarsi di lui, dicendo:
Quest'uomo ha cominciato a edificare e non ha potuto finire.
Ovvero, qual è il re che, partendo per muover guerra ad un altro re, non si metta prima a sedere ed esamini se possa con diecimila uomini affrontare colui che gli vien contro con ventimila?
Se no, mentre quello è ancora lontano, gli manda un'ambasciata e chiede di trattar la pace.

XXXVI - L'invito a una festa

Notando poi come gli invitati sceglievano i primi posti, disse loro questa parabola:
Quando sarai invitato a nozze da qualcuno, non ti mettere a tavola al primo posto, che talora non sia stato invitato da lui qualcuno più ragguardevole di te,
e chi ha invitato te e lui non venga a dirti: Cedi il posto a questo! e tu debba con tua vergogna cominciare allora ad occupare l'ultimo posto.
Ma quando sarai invitato, va' a metterti all'ultimo posto, affinché quando colui che t'ha invitato verrà, ti dica: Amico, sali più in su. Allora ne avrai onore dinanzi a tutti quelli che saran teco a tavola.
Poiché chiunque s'innalza sarà abbassato e chi si abbassa sarà innalzato.
E diceva pure a colui che lo aveva invitato: Quando fai un pranzo o una cena, non chiamare i tuoi amici, né i tuoi fratelli, né i tuoi parenti, né i vicini ricchi; che talora anch'essi non t'invitino, e ti sia reso il contraccambio;
ma quando fai un convito, chiama i poveri, gli storpi, gli zoppi, i ciechi;
e sarai beato, perché non hanno modo di rendertene il contraccambio; ma il contraccambio ti sarà reso alla risurrezione dei giusti.
Uno dei commensali, udite queste cose, gli disse: Beato chi mangerà del pane nel regno di Dio!
Ma Gesù gli disse: Un uomo fece una gran cena e invitò molti;
e all'ora della cena, mandò il suo servitore a dire agli invitati: Venite, perché tutto è già pronto.
E tutti, ad una voce, cominciarono a scusarsi. Il primo gli disse: Ho comprato un campo e ho necessità d'andarlo a vedere; ti prego, ti chiedo scusa.
E un altro disse: Ho comprato cinque paia di buoi, e vado a provarli; ti prego, abbimi per iscusato.
E un altro disse: Ho preso moglie, e perciò non posso venire.
E il servitore, tornato, riferì queste cose al suo signore. Allora il padron di casa, adiratosi, disse al suo servitore: Va' presto per le piazze e per le vie della città, e porta qua i poveri, gli storpi, i ciechi e gli zoppi.
Poi il servitore disse: Signore, s'è fatto come hai comandato, e ancora c'è posto.
E il signore disse al servitore: Va' fuori per le strade e lungo le siepi, e costringili ad entrare, affinché la mia casa sia piena.
Perché io vi dico che nessuno di quegli uomini ch'erano stati invitati assaggerà la mia cena.

XXXV - Il sabato

E avvenne che, essendo egli entrato in casa di uno dei principali Farisei in giorno di sabato per prender cibo, essi lo stavano osservando.
Ed ecco, gli stava dinanzi un uomo idropico.
E Gesù prese a dire ai dottori della legge ed ai Farisei: È lecito o no far guarigioni in giorno di sabato? Ma essi tacquero.
Allora egli, presolo, lo guarì e lo licenziò.
Poi disse loro: Chi di voi, se un figlio od un bue cade in un pozzo, non lo trae subito fuori in giorno di sabato?
Ed essi non potevano risponder nulla in contrario.

XXXIV - La preghiera

Ed avvenne che essendo egli in preghiera in un certo luogo, com'ebbe finito, uno dei suoi discepoli gli disse: Signore, insegnaci a pregare come anche Giovanni ha insegnato ai suoi discepoli.
Ed egli disse loro: Quando pregate, dite: Padre, sia santificato il tuo nome; venga il tuo regno;
dacci ogni giorno il nostro pane quotidiano;
e perdonaci i nostri peccati, perché anche noi perdoniamo a ogni nostro debitore; e non ci esporre alla tentazione
Poi disse loro: Se uno tra di voi ha un amico e va da lui a mezzanotte e gli dice: Amico, prestami tre pani,
perché è giunto da un viaggio in casa un amico, e non ho nulla da mettergli davanti;
e se egli dal di dentro gli risponde: Non mi dar fastidio; già è serrata la porta, e i miei fanciulli sono con me a letto, io non posso alzarmi per darteli,
- io vi dico che quand'anche non s'alzasse a darglieli perché gli è amico, pure, per la sua importunità , si leverà e gliene darà quanti ne ha di bisogno.
Io altresì vi dico: Chiedete, e vi sarà dato; cercate e troverete; bussate, e vi sarà aperto.
Poiché chiunque chiede riceve, chi cerca trova, e sarà aperto a chi bussa.
E chi è quel padre tra voi che, se il figliuolo gli chiede un pane, gli dia una pietra? O se gli chiede un pesce, gli dia invece una serpe?
Oppure anche se gli chiede un uovo, gli dia uno scorpione?
Se voi dunque, che siete malvagi, sapete dare buoni doni ai vostri figli, quanto più il vostro Padre celeste donerà lo Spirito Santo a coloro che glielo domandano!

XXXIII - Ama Dio e il tuo vicino: la parabola del buon samaritano

Ed ecco, un dottore della legge si levò per metterlo alla prova, e gli disse: Maestro, che dovrò fare per eredar la vita eterna? 
Ed egli gli disse: Nella legge che sta scritto? Come leggi? 
Ed egli, rispondendo, disse: Ama il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, e con tutta l'anima tua, e con tutta la forza tua, e con tutta la mente tua, e il tuo prossimo come te stesso. 
E Gesù gli disse: Tu hai risposto rettamente; fa' questo, e vivrai. 
Ma egli, volendo giustificarsi, disse a Gesù: E chi è il mio prossimo? 
Gesù, replicando, disse: Un uomo scendeva da Gerusalemme a Gerico, e s'imbatté in ladroni i quali, spogliatolo e feritolo, se ne andarono, lasciandolo mezzo morto. 
Ora, per caso, un sacerdote scendeva per quella stessa via; e vedutolo, passò oltre dal lato opposto. 
Così pure un levita, giunto a quel luogo e vedutolo, passò oltre dal lato opposto. 
Ma un Samaritano che era in viaggio giunse presso di lui; e vedutolo, n'ebbe pietà; 
e accostatosi, fasciò le sue piaghe, versandovi sopra dell'olio e del vino; poi lo mise sulla propria cavalcatura, lo menò ad un albergo e si prese cura di lui. 
E il giorno dopo, tratti fuori due denari, li diede all'oste e gli disse: prenditi cura di lui; e tutto ciò che spenderai di più, quando tornerò in su, te lo renderò. 
Quale di questi tre ti pare essere stato il prossimo di colui che s'imbatté nei ladroni? 
E quello rispose: Colui che gli usò misericordia. E Gesù gli disse: Va', e fa' anche tu la stessa cosa.