lunedì 20 maggio 2013

XXXII - Il buon pastore

"In verità, in verità io vi dico che chi non entra per la porta nell'ovile delle pecore, ma vi sale da un'altra parte, esso è un ladro e un brigante.
Ma colui che entra per la porta è pastore delle pecore.
A lui apre il portinaio, e le pecore ascoltano la sua voce, ed egli chiama le proprie pecore per nome e le mena fuori. 
Quando ha messo fuori tutte le sue pecore, va innanzi a loro, e le pecore lo seguono, perché conoscono la sua voce.
Ma un estraneo non lo seguiranno; anzi, fuggiranno via da lui perché non conoscono la voce degli estranei.
Io sono il buon pastore; il buon pastore mette la sua vita per le pecore.
Il mercenario, che non è pastore, a cui non appartengono le pecore, vede venire il lupo, abbandona le pecore e si dà alla fuga, e il lupo le rapisce e disperde.
Il mercenario si dà alla fuga perché è mercenario e non si cura delle pecore.
Io sono il buon pastore, e conosco le mie, e le mie mi conoscono,
Ho anche delle altre pecore, che non son di quest'ovile; anche quelle io devo raccogliere, ed esse ascolteranno la mia voce, e vi sarà un solo gregge, un solo pastore."

domenica 19 maggio 2013

XXXI - Esser nati ciechi non è prova di peccato

E passando vide un uomo ch'era cieco fin dalla nascita. 
E i suoi discepoli lo interrogarono, dicendo: "Maestro, chi ha peccato, lui o i suoi genitori, perché sia nato cieco? "
Gesù rispose: "Né lui peccò, né i suoi genitori; ma è così, affinché le opere di Dio siano manifestate in lui."

venerdì 17 maggio 2013

XXX - La donna accusata di adulterio

Gesù andò al monte degli Ulivi. 
E sul far del giorno, tornò nel tempio, e tutto il popolo venne a lui; ed egli, postosi a sedere, li ammaestrava. 
Allora gli scribi e i Farisei gli menarono una donna colta in adulterio; e fattala stare in mezzo, 
gli dissero: "Maestro, questa donna è stata colta in flagrante adulterio." 
Mosè, nella legge, ci ha comandato di lapidare queste tali; e tu che ne dici?" 
Dicevano questo per metterlo alla prova, per poterlo accusare. Ma Gesù, chinatosi, si mise a scrivere col dito in terra.
E siccome continuavano a interrogarlo, egli, rizzatosi, disse loro: "Chi di voi è senza peccato, scagli il primo la pietra contro di lei." 
E chinatosi di nuovo, scriveva in terra. 
Ed essi, udito ciò, e ripresi dalla loro coscienza, si misero ad uscire ad uno ad uno, cominciando dai più vecchi fino agli ultimi; e Gesù fu lasciato solo con la donna che stava là in mezzo. 
E Gesù, rizzatosi e non vedendo altri che la donna, le disse: "Donna, dove sono quei tuoi accusatori? Nessuno t'ha condannata?" 
Ed ella rispose: "Nessuno, Signore." E Gesù le disse: "Neppure io ti condanno; va' e non peccar più."

giovedì 16 maggio 2013

XXIX - La festa delle Capanne

La festa dei Giudei, detta delle Capanne, era vicina. Perciò i suoi fratelli gli dissero: "Parti da qua e vattene in Giudea, affinché i tuoi discepoli vedano anch'essi le opere che tu fai. Poiché nessuno fa cosa alcuna in segreto, quando cerca d'esser riconosciuto pubblicamente. Se tu fai queste cose, palesati al mondo." Poiché neppure i suoi fratelli credevano in lui. Gesù quindi disse loro: "Il mio tempo non è ancora venuto; il vostro tempo, invece, è sempre pronto. Il mondo non può odiare voi; ma odia me, perché io testimonio di lui che le sue opere sono malvagie. Salite voi alla festa; io non salgo ancora a questa festa, perché il mio tempo non è ancora compiuto." E dette loro queste cose, rimase in Galilea. Quando poi i suoi fratelli furono saliti alla festa, allora vi salì anche lui; non palesemente, ma di nascosto. I Giudei dunque lo cercavano durante la festa, e dicevano: "Dov'è egli?" E v'era fra le turbe gran mormorio intorno a lui. Gli uni dicevano: "È un uomo buono! Altri dicevano: "No, anzi, travia la gente!" Nessuno però parlava di lui apertamente, per paura dei Giudei. Quando s'era già a metà della festa, Gesù salì al tempio e si mise a insegnare. I Giudei si meravigliavano e dicevano: "Come mai s'intende costui di lettere, senz'aver fatto studi?" E Gesù rispose loro e disse: "La mia dottrina non è mia, ma di Colui che mi ha mandato.
Mosè non v'ha egli data la legge? Eppure nessun di voi mette ad effetto la legge! Perché cercate d'uccidermi?" La gente rispose: "Tu hai un demonio! Chi cerca di ucciderti?" Gesù rispose e disse loro: "Un'opera sola ho fatto, e tutti ve ne meravigliate  Mosè v'ha dato la circoncisione (non che venga da Mosè, ma viene dai padri); e voi circoncidete l'uomo in giorno di sabato. Se un uomo riceve la circoncisione di sabato affinché la legge di Mosè non sia violata, vi adirate voi contro a me perché in giorno di sabato ho guarito un uomo tutto intero? Non giudicate secondo l'apparenza, ma giudicate con giusto giudizio." Dicevano dunque alcuni di Gerusalemme: "Non è questi colui che cercano di uccidere? Eppure, ecco, egli parla liberamente, e non gli dicono nulla. Avrebbero mai i capi riconosciuto per davvero ch'egli è il Cristo?"
I Farisei udirono la moltitudine mormorare queste cose di lui; e i capi sacerdoti e i Farisei mandarono delle guardie a prenderlo.
Vi fu dunque dissenso fra la gente, a causa sua; e alcuni di loro lo volevano prendere, ma nessuno gli mise le mani addosso. Le guardie dunque tornarono dai capi sacerdoti e dai Farisei, i quali dissero loro: "Perché non l'avete condotto?" Le guardie risposero: "Nessun uomo parlò mai come quest'uomo!" I Farisei replicarono loro: "Siete stati sedotti anche voi? Ha qualcuno dei capi o dei Farisei creduto in lui? Ma questa plebe, che non conosce la legge, è maledetta!" Nicodemo (un di loro, quello che prima era venuto a lui) disse loro: "La nostra legge giudica ella un uomo prima che sia stato udito e che si sappia quel che ha fatto?" Essi gli risposero: "Sei anche tu di Galilea? Investiga, e vedrai che dalla Galilea non sorge profeta. E ognuno se ne andò a casa sua.

mercoledì 15 maggio 2013

XXVIII - La missione dei settanta

Dopo queste cose, il Signore designò altri settanta discepoli, e li mandò a due a due dinanzi a sé, in ogni città e luogo dove egli stesso era per andare. E diceva loro: "la mèsse grande, ma gli operai son pochi; pregate dunque il Signor della mèsse che spinga degli operai nella sua mèsse. Andate; ecco, io vi mando come agnelli in mezzo ai lupi. Non portate né borsa, né sacca, né calzari, e non salutate alcuno per via. In qualunque casa sarete entrati, dite prima: Pace a questa casa! E se v'è qui alcun figlio di pace, la vostra pace riposerà su lui; se no, essa tornerà a voi. Dimorate in quella stessa casa, mangiando e bevendo di quello che hanno, perché l'operaio è degno della sua mercede. Non passate di casa in casa. E in qualunque città sarete entrati, se vi ricevono, mangiate di ciò che vi sarà messo dinanzi. Ma in qualunque città sarete entrati, se non vi ricevono, uscite sulle piazze e dite: Perfino la polvere che dalla vostra città s'è attaccata ai nostri piedi, noi la scuotiamo contro a voi; sappiate tuttavia questo, che il regno di Dio s'è avvicinato a voi. Io vi dico che in quel giorno la sorte di Sodoma sarà più tollerabile della sorte di quella città."

martedì 14 maggio 2013

XXVII - La parabola del servo malvagio

"Perciò il regno dei cieli è simile ad un re che volle fare i conti coi suoi servitori. E avendo cominciato a fare i conti, gli fu presentato uno, ch'era debitore di diecimila talenti. E non avendo egli di che pagare, il suo signore comandò che fosse venduto lui con la moglie e i figliuoli e tutto quanto aveva, e che il debito fosse pagato. Onde il servitore, gettatosi a terra, gli si prostrò dinanzi, dicendo: Abbi pazienza con me, e ti pagherò tutto. E il signore di quel servitore, mosso a compassione, lo lasciò andare, e gli rimise il debito. Ma quel servitore, uscito, trovò uno dei suoi conservi che gli doveva cento denari; e afferratolo, lo strangolava, dicendo: Paga quel che devi! Onde il conservo, gettatosi a terra, lo pregava dicendo: Abbi pazienza con me, e ti pagherò. Ma colui non volle; anzi andò e lo cacciò in prigione, finché avesse pagato il debito. Ora i suoi conservi, veduto il fatto, ne furono grandemente contristati, e andarono a riferire al loro signore tutto l'accaduto. Allora il suo signore lo chiamò a sé e gli disse: Malvagio servitore, io ti ho rimesso tutto quel debito, perché tu me ne supplicasti; non dovevi anche tu aver pietà del tuo conservo, come ebbi anch'io pietà di te? E il suo signore, adirato, lo diede in man degli aguzzini fino a tanto che avesse pagato tutto quel che gli doveva. Così vi farà anche il Padre mio celeste, se ognuno di voi non perdona di cuore al proprio fratello."