Dopo queste cose, Gesù andava attorno per la Galilea; non voleva andare attorno per la Giudea perché i Giudei cercavan d'ucciderlo.
Allora si radunarono presso di lui i Farisei ed alcuni degli scribi venuti da Gerusalemme. E videro che alcuni dei suoi discepoli prendevano cibo con mani impure, cioè non lavate. Poiché i Farisei e tutti i Giudei non mangiano se non si sono con gran cura lavate le mani, attenendosi alla tradizione degli antichi; e quando tornano dalla piazza non mangiano se non si sono purificati con delle aspersioni. E vi sono molte altre cose che ritengono per tradizione: lavature di calici, d'orciuoli e di vasi di rame. E i Farisei e gli scribi gli domandarono: "Perché i tuoi discepoli non seguono essi la tradizione degli antichi, ma prendon cibo con mani impure?"
Poi, chiamata a sé di nuovo la moltitudine, diceva loro: "Ascoltatemi tutti ed intendete: Non v'è nulla fuori dell'uomo che entrando in lui possa contaminarlo; ma son le cose che escon dall'uomo quelle che contaminano l'uomo. Chi ha orecchi per intendere, intenda!". E quando, lasciata la moltitudine, fu entrato in casa, i suoi discepoli lo interrogarono intorno alla parabola. Ed egli disse loro: "Siete anche voi così privi d'intendimento? Non capite voi che tutto ciò che dal di fuori entra nell'uomo non lo può contaminare, perché gli entra non nel cuore ma nel ventre e se ne va nella latrina?" Così dicendo, dichiarava puri tutti quanti i cibi. Diceva inoltre: "È quel che esce dall'uomo che contamina l'uomo; poiché è dal di dentro, dal cuore degli uomini, che escono cattivi pensieri, fornicazioni, furti, omicidi, adulteri, cupidigie, malvagità, frode, lascivia, sguardo maligno, calunnia, superbia, stoltezza. Tutte queste cose malvagie escono dal di dentro e contaminano l'uomo".
Poi, partito da là, si recò verso i confini di Tiro. Ed entrato in una casa, non voleva che alcuno lo sapesse; ma non poté restar nascosto.
In quel mentre i discepoli s'accostarono a Gesù, dicendo: "Chi è dunque il maggiore nel regno dei cieli? Ed egli, chiamato a sé un piccolo fanciullo, lo pose in mezzo a loro e disse: "In verità io vi dico: Se non mutate e non diventate come i piccoli fanciulli, non entrerete punto nel regno dei cieli. Chi pertanto si abbasserà come questo piccolo fanciullo, è lui il maggiore nel regno dei cieli.
Guai al mondo per gli scandali! Poiché, ben è necessario che avvengano degli scandali; ma guai all'uomo per cui lo scandalo avviene! Ora, se la tua mano o il tuo piede ti è causa di peccato, mozzali e gettali via da te; meglio è per te l'entrare nella vita monco o zoppo, che l'avere due mani o due piedi ed esser gettato nel fuoco eterno. E se l'occhio tuo è causa di peccato, cavalo e gettalo via da te; meglio è per te l'entrar nella vita con un occhio solo, che l'aver due occhi ed esser gettato nella geenna del fuoco.
Che vi pare egli? Se un uomo ha cento pecore e una di queste si smarrisce, non lascerà egli le novantanove sui monti per andare in cerca della smarrita? E se gli riesce di ritrovarla, in verità vi dico che egli si rallegra più di questa che delle novantanove che non si erano smarrite. Così è voler del Padre vostro che è nei cieli, che neppure un solo di questi piccoli perisca.
Se poi il tuo fratello ha peccato contro di te, va' e riprendilo fra te e lui solo. Se t'ascolta, avrai guadagnato il tuo fratello; ma, se non t'ascolta, prendi con te ancora una o due persone, affinché ogni parola sia confermata per bocca di due o tre testimoni. E se rifiuta d'ascoltarli, dillo alla chiesa; e se rifiuta di ascoltare anche la chiesa, sia come il pagano e il pubblicano".
Allora Pietro, accostatosi, gli disse: "Signore, quante volte, peccando il mio fratello contro di me, gli perdonerò io? fino a sette volte?" E Gesù a lui: "Io non ti dico fino a sette volte, ma fino a settanta volte sette. Perciò il regno dei cieli è simile ad un re che volle fare i conti coi suoi servitori. E avendo cominciato a fare i conti, gli fu presentato uno, che era debitore di diecimila talenti. E non avendo egli di che pagare, il suo signore comandò che fosse venduto lui con la moglie e i figli e tutto quanto aveva, e che il debito fosse pagato. Allora il servitore, gettatosi a terra, gli si prostrò dinanzi, dicendo: Abbi pazienza con me, e ti pagherò tutto. E il signore di quel servitore, mosso a compassione, lo lasciò andare, e gli rimise il debito. Ma quel servitore, uscito, trovò uno dei suoi conservi che gli doveva cento denari; e afferratolo, lo strangolava, dicendo: Paga quel che devi! Allora il conservo, gettatosi a terra, lo pregava dicendo: Abbi pazienza con me, e ti pagherò. Ma colui non volle; anzi andò e lo cacciò in prigione, finché avesse pagato il debito. Ora i suoi conservi, veduto il fatto, ne furono grandemente rattristati, e andarono a riferire al loro signore tutto l'accaduto. Allora il suo signore lo chiamò a sé e gli disse: Malvagio servitore, io t'ho rimesso tutto quel debito, perché tu me ne supplicasti; non dovevi anche tu aver pietà del tuo conservo, com'ebbi anch'io pietà di te? E il suo signore, adirato, lo diede in man degli aguzzini fino a tanto che avesse pagato tutto quel che gli doveva. Così vi farà anche il Padre mio celeste, se ognun di voi non perdona di cuore al proprio fratello".