martedì 7 febbraio 2012

XXVI - Precetti

Dopo queste cose, Gesù andava attorno per la Galilea; non voleva andare attorno per la Giudea perché i Giudei cercavan d'ucciderlo. 
Allora si radunarono presso di lui i Farisei ed alcuni degli scribi venuti da Gerusalemme. E videro che alcuni dei suoi discepoli prendevano cibo con mani impure, cioè non lavate. Poiché i Farisei e tutti i Giudei non mangiano se non si sono con gran cura lavate le mani, attenendosi alla tradizione degli antichi; e quando tornano dalla piazza non mangiano se non si sono purificati con delle aspersioni. E vi sono molte altre cose che ritengono per tradizione: lavature di calici, d'orciuoli e di vasi di rame.  E i Farisei e gli scribi gli domandarono: "Perché i tuoi discepoli non seguono essi la tradizione degli antichi, ma prendon cibo con mani impure?"
Poi, chiamata a sé di nuovo la moltitudine, diceva loro: "Ascoltatemi tutti ed intendete: Non v'è nulla fuori dell'uomo che entrando in lui possa contaminarlo; ma son le cose che escon dall'uomo quelle che contaminano l'uomo. Chi ha orecchi per intendere, intenda!". E quando, lasciata la moltitudine, fu entrato in casa, i suoi discepoli lo interrogarono intorno alla parabola. Ed egli disse loro: "Siete anche voi così privi d'intendimento? Non capite voi che tutto ciò che dal di fuori entra nell'uomo non lo può contaminare, perché gli entra non nel cuore ma nel ventre e se ne va nella latrina?" Così dicendo, dichiarava puri tutti quanti i cibi.  Diceva inoltre: "È quel che esce dall'uomo che contamina l'uomo; poiché è dal di dentro, dal cuore degli uomini, che escono cattivi pensieri, fornicazioni, furti, omicidi, adulteri, cupidigie, malvagità, frode, lascivia, sguardo maligno, calunnia, superbia, stoltezza. Tutte queste cose malvagie escono dal di dentro e contaminano l'uomo".
Poi, partito da là, si recò verso i confini di Tiro. Ed entrato in una casa, non voleva che alcuno lo sapesse; ma non poté restar nascosto.
In quel mentre i discepoli s'accostarono a Gesù, dicendo: "Chi è dunque il maggiore nel regno dei cieli?  Ed egli, chiamato a sé un piccolo fanciullo, lo pose in mezzo a loro e disse: "In verità io vi dico: Se non mutate e non diventate come i piccoli fanciulli, non entrerete punto nel regno dei cieli. Chi pertanto si abbasserà come questo piccolo fanciullo, è lui il maggiore nel regno dei cieli. 
Guai al mondo per gli scandali! Poiché, ben è necessario che avvengano degli scandali; ma guai all'uomo per cui lo scandalo avviene! Ora, se la tua mano o il tuo piede ti è causa di peccato, mozzali e gettali via da te; meglio è per te l'entrare nella vita monco o zoppo, che l'avere due mani o due piedi ed esser gettato nel fuoco eterno. E se l'occhio tuo è causa di peccato, cavalo e gettalo via da te; meglio è per te l'entrar nella vita con un occhio solo, che l'aver due occhi ed esser gettato nella geenna del fuoco. 
Che vi pare egli? Se un uomo ha cento pecore e una di queste si smarrisce, non lascerà egli le novantanove sui monti per andare in cerca della smarrita? E se gli riesce di ritrovarla, in verità vi dico che egli si rallegra più di questa che delle novantanove che non si erano smarrite. Così è voler del Padre vostro che è nei cieli, che neppure un solo di questi piccoli perisca.
Se poi il tuo fratello ha peccato contro di te, va' e riprendilo fra te e lui solo. Se t'ascolta, avrai guadagnato il tuo fratello; ma, se non t'ascolta, prendi con te ancora una o due persone, affinché ogni parola sia confermata per bocca di due o tre testimoni. E se rifiuta d'ascoltarli, dillo alla chiesa; e se rifiuta di ascoltare anche la chiesa, sia come il pagano e il pubblicano". 
Allora Pietro, accostatosi, gli disse: "Signore, quante volte, peccando il mio fratello contro di me, gli perdonerò io? fino a sette volte?" E Gesù a lui: "Io non ti dico fino a sette volte, ma fino a settanta volte sette. Perciò il regno dei cieli è simile ad un re che volle fare i conti coi suoi servitori. E avendo cominciato a fare i conti, gli fu presentato uno, che era debitore di diecimila talenti. E non avendo egli di che pagare, il suo signore comandò che fosse venduto lui con la moglie e i figli e tutto quanto aveva, e che il debito fosse pagato. Allora il servitore, gettatosi a terra, gli si prostrò dinanzi, dicendo: Abbi pazienza con me, e ti pagherò tutto. E il signore di quel servitore, mosso a compassione, lo lasciò andare, e gli rimise il debito. Ma quel servitore, uscito, trovò uno dei suoi conservi che gli doveva cento denari; e afferratolo, lo strangolava, dicendo: Paga quel che devi! Allora il conservo, gettatosi a terra, lo pregava dicendo: Abbi pazienza con me, e ti pagherò. Ma colui non volle; anzi andò e lo cacciò in prigione, finché avesse pagato il debito. Ora i suoi conservi, veduto il fatto, ne furono grandemente rattristati, e andarono a riferire al loro signore tutto l'accaduto. Allora il suo signore lo chiamò a sé e gli disse: Malvagio servitore, io t'ho rimesso tutto quel debito, perché tu me ne supplicasti; non dovevi anche tu aver pietà del tuo conservo, com'ebbi anch'io pietà di te? E il suo signore, adirato, lo diede in man degli aguzzini fino a tanto che avesse pagato tutto quel che gli doveva. Così vi farà anche il Padre mio celeste, se ognun di voi non perdona di cuore al proprio fratello".






lunedì 6 febbraio 2012

XXV - Istruzioni per la missione, ritorno dagli apostoli

E vedendo la folla, ne ebbe compassione, perché era stanca e sfinita, come pecore che non hanno pastore.
Poi chiamò a sé i dodici e cominciò a mandarli a due a due; e dette loro potestà sugli spiriti immondi. 
Questi dodici mandò Gesù, dando loro queste istruzioni: "Non andate fra i Gentili, e non entrate in alcuna città dei Samaritani, ma andate piuttosto alle pecore perdute della casa d'Israele. 
Non fate provvisione né d'oro, né d'argento, né di rame nelle vostre cinture, né di sacca da viaggio, né di due tuniche, né di calzari, né di bastone, perché l'operaio è degno del suo nutrimento. Ora in qualunque città o villaggio sarete entrati, informatevi chi sia degno; e dimorate da lui finché partiate. E quando entrerete nella casa, salutatela. E se quella casa n'è degna, venga la pace vostra su lei: se poi non ne è degna la vostra pace torni a voi. E se alcuno non vi riceve né ascolta le vostre parole, uscendo da quella casa o da quella città, scuotete la polvere dai vostri piedi. In verità io vi dico che il paese di Sodoma e di Gomorra, nel giorno del giudizio, sarà trattato con meno rigore di quella città. Ecco, io vi mando come pecore in mezzo ai lupi; siate dunque prudenti come i serpenti e semplici come le colombe. E guardatevi dagli uomini; perché vi metteranno in man dei tribunali e vi flagelleranno nelle loro sinagoghe; e sarete menati davanti a governatori e re per causa mia, per servire di testimonianza dinanzi a loro ed ai Gentili. 
E quando vi perseguiteranno in una città, fuggite in un'altra; perché io vi dico in verità che non avrete finito di percorrere le città d'Israele, prima che il Figlio dell'uomo sia venuto. 
Non li temete dunque; poiché non v'è niente di nascosto che non abbia ad essere scoperto, né di occulto che non abbia a venire a notizia. Quello che io vi dico nelle tenebre, ditelo voi nella luce; e quel che udite dettovi all'orecchio, predicatelo sui tetti. E non temete coloro che uccidono il corpo, ma non possono uccidere l'anima; temete piuttosto colui che può far perire e l'anima e il corpo nella geenna. Due passeri non si vendon essi per un soldo? Eppure non ne cade uno solo in terra senza del Padre vostro. Ma quant'è a voi, perfino i capelli del vostro capo son tutti contati. Non temete dunque; voi siete da più di molti passeri". 
E partiti, predicavano che la gente si ravvedesse. Ora gli apostoli, essendosi raccolti presso Gesù, gli riferirono tutto quello che avevano fatto e insegnato.

domenica 5 febbraio 2012

XIV - Nessuno è profeta in patria

Quando Gesù ebbe finite queste parabole, partì. E recatosi nella sua patria, li ammaestrava nella loro sinagoga, tanto che alcuni si stupivano e dicevano: "Da dove ha tratto costui questa sapienza e queste opere potenti? Non è questi il figlio del falegname? Sua madre non si chiama Maria, e i suoi fratelli, Giacomo, Giuseppe, Simone e Giuda? E le sue sorelle non sono tutte fra noi? Da dove dunque vengono a lui tutte queste cose?" E si scandalizzavano di lui. Ma Gesù disse loro: "Un profeta non è sprezzato che nella sua patria e in casa sua".

sabato 4 febbraio 2012

XIII - La parabola del nuovo vino in vecchie bottiglie

Disse loro anche una parabola: "Nessuno strappa un pezzo da un vestito nuovo per metterlo ad un vestito vecchio; altrimenti strappa il nuovo, e il pezzo tolto dal nuovo non si adatta al vecchio. E nessuno mette vin nuovo in otri vecchi; altrimenti il vino nuovo rompe gli otri, il vino si spande, e gli otri vanno perduti. Ma il vino nuovo va messo in otri nuovi. E nessuno che abbia bevuto del vino vecchio, ne desidera del nuovo, perché dice: Il vecchio è buono".

venerdì 3 febbraio 2012

XXII - Precetti

Diceva ancora: "Il regno di Dio è come un uomo che getti il seme in terra, e dorma e si levi, la notte e il giorno; il seme intanto germoglia e cresce nel modo ch'egli stesso ignora. La terra da se stessa dà il suo frutto: prima l'erba; poi la spiga; poi, nella spiga, il grano ben formato. E quando il frutto è maturo, subito egli vi mette la falce perché la mietitura è venuta".
Diceva ancora: "A che assomiglieremo il regno di Dio, o con qual parabola lo rappresenteremo? Esso è simile ad un granello di senapa, il quale, quando lo si semina in terra, è il più piccolo di tutti i semi che son sulla terra; ma quando è seminato, cresce e diventa maggiore di tutti i legumi; e fa dei rami tanto grandi, che all'ombra sua possono ripararsi gli uccelli del cielo". 
E con molte cosiffatte parabole esponeva loro la Parola, secondo che potevano intendere; e non parlava loro senza parabola; ma in privato spiegava ogni cosa ai suoi discepoli.
Avvenne quindi che mentre camminavano per la via, qualcuno gli disse: "Io ti seguiterò dovunque tu andrai".
E Gesù gli rispose: "Le volpi hanno delle tane e gli uccelli del cielo dei nidi, ma il Figlio dell'uomo non ha dove posare il capo". E ad un altro disse: "Seguimi!. Ed egli rispose: "Permettimi prima d'andare a seppellir mio padre". Ma Gesù gli disse: "Lascia i morti seppellire i loro morti; ma tu vai ad annunciare il regno di Dio". E un altro ancora gli disse: "Ti seguiterò, Signore, ma permettimi prima d'accomiatarmi da quelli di casa mia". Ma Gesù gli disse: "Nessuno che abbia messo la mano all'aratro e poi riguardi indietro, è adatto al regno di Dio". 
E dopo queste cose, egli uscì e notò un pubblicano, di nome Levi, che sedeva al banco della gabella, e gli disse: "Seguimi". Ed egli, lasciata ogni cosa, si levò e si mise a seguirlo. E Levi gli fece un gran convito in casa sua; e c'era gran folla di pubblicani e d'altri che erano a tavola con loro. 
Ed avvenne che, mentre Gesù era a tavola in casa di lui, molti pubblicani e peccatori erano anch'essi a tavola con lui e coi suoi discepoli; poiché ve n'erano molti e lo seguivano. E gli scribi tra i Farisei vedutolo mangiare con i pubblicani e coi peccatori, dicevano ai suoi discepoli: "Come mai mangia e beve coi pubblicani e i peccatori?" E Gesù, udito ciò, disse loro: "Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati. Io non son venuto a chiamar dei giusti, ma dei peccatori".

giovedì 2 febbraio 2012

XXI - La parabola delle zizzanie

Egli propose loro un'altra parabola, dicendo: "il regno dei cieli è simile ad un uomo che ha seminato buona semenza nel suo campo. Ma mentre gli uomini dormivano, venne il suo nemico e seminò delle zizzanie in mezzo al grano e se ne andò.  E quando l'erba fu nata ed ebbe fatto frutto, allora apparvero anche le zizzanie.  E i servitori del padron di casa vennero a dirgli: Signore, non hai tu seminato buona semenza nel tuo campo? Come mai, dunque, c'è della zizzania? Ed egli disse loro: Un nemico ha fatto questo. E i servitori gli dissero: Vuoi tu che l'andiamo a cogliere? Ma egli rispose: No, che talora, cogliendo le zizzanie, non sradichiate insieme con esse il grano. Lasciate che ambedue crescano assieme fino alla mietitura; e al tempo della mietitura, io dirò ai mietitori: Cogliete prima le zizzanie, e legatele in fasci per bruciarle; ma il grano, raccoglietelo nel mio granaio". 
Allora Gesù, lasciata la folla, tornò a casa; e i suoi discepoli gli s'accostarono, dicendo: "Spiegaci la parabola delle zizzanie del campo". Ed egli, rispondendo, disse loro: "Colui che semina la buona semenza, è il Figlio dell'uomo; il campo è il mondo, la buona semenza sono i figli del Regno; le zizzanie sono i figli del maligno; il nemico che le ha seminate, è il diavolo; la mietitura è la fine dell'età presente; i mietitori sono angeli. Come dunque si raccolgono le zizzanie e si bruciano col fuoco, così avverrà alla fine dell'età presente. Il Figlio dell'uomo manderà i suoi angeli che raccoglieranno dal suo regno tutti gli scandali e tutti gli operatori d'iniquità,  e li getteranno nella fornace del fuoco. Ed ecco che sarà il pianto e lo stridor dei denti. Allora i giusti risplenderanno come il sole nel regno del Padre loro. Chi ha orecchi, oda".
"Il regno dei cieli è simile ad un tesoro nascosto nel campo, che un uomo, dopo averlo trovato, nasconde; e per l'allegrezza che ne ha, va e vende tutto quello che ha, e compra quel campo. Il regno dei cieli è anche simile ad un mercante che va in cerca di belle perle, e trovata una perla di gran prezzo, se n'è andato, ha venduto tutto quel che aveva, e l'ha comperata. Il regno de' cieli è anche simile ad una rete che, gettata in mare, ha raccolto ogni sorta di pesci; quando è piena, i pescatori la traggono a riva; e, postisi a sedere, raccolgono il buono in vasi, e buttano via quel che non val nulla. Così avverrà alla fine dell'età presente. Verranno gli angeli, toglieranno i malvagi di mezzo ai giusti, e li getteranno nella fornace del fuoco. Ed ecci cge sarà il pianto e lo stridor dei denti. Avete intese tutte queste cose?" Essi gli risposero: "Sì". Allora disse loro: "Per questo, ogni scriba ammaestrato per il regno dei cieli è simile ad un padrone di casa il quale trae fuori dal suo tesoro cose nuove e cose vecchie".

mercoledì 1 febbraio 2012

XX - La parabola della lampada

Poi diceva ancora: "Si reca forse la lampada per metterla sotto il moggio o sotto il letto? Non è essa creata per esser messa sul candeliere? Poiché non v'è nulla che sia nascosto se non in vista d'esser manifestato; e nulla è stato tenuto segreto, se non per esser messo in luce. Se uno ha orecchi da udire oda".